Un amore scoppiato su Facebook che, dopo una breve frequentazione, stava per culminare nel matrimonio. E per l’organizzazione del giorno più bello lo sposo aveva già provveduto alle spese, versando sulla carta Postepay della sua bella ben 13mila euro. Effettivamente lei era davvero stupenda e per questo lui non ha saputo resisterle quando lo ha contattato con il primo messaggio. Nemmeno di fronte alle pressanti richieste di soldi, condite dalle minacce di morte del padre, il giovane promesso sposo si è reso conto di essersi trovato nel bel mezzo di una ‘trappola d’amore’.
È questo il nome scelto dalla Polizia Postale per l’operazione culminata ieri mattina con l’arresto di tre persone, una coppia di coniugi più una loro parente. Tutti disoccupati e incensurati residenti a Maddaloni, in provincia di Caserta, autori di un piano criminoso mandato a monte dall’indagine condotta dal sostituto procuratore di Isernia Alessandro Iannitti e messa in atto nell’arco degli ultimi due mesi dalla sezione isernina della Postale, con la collaborazione di quella di Caserta e dei Compartimenti di Campobasso e Napoli.
La vittima è un ragazzo del capoluogo pentro, che aveva creduto a quella sorta di corteggiamento attuato da ben tre donne finte, che cercavano di sedurlo in maniera incrociata pur di spillargli tutto quello che aveva. Gli arrestati utilizzavano altrettanti profili fake e quando hanno la loro esca ha abboccato hanno giocato prima la carta dell’innamoramento, per arrivare alle intimidazioni.
Il ragazzo, credendo di essere ricambiato dalla falsa sposa, ha iniziato a prelevare soldi dal conto postale cointestato con la madre e a versarli sulle carte dei malfattori. Circa dieci versamenti, i primi da mille euro l’uno, gli ultimi ancora più sostanziosi, per arrivare, appunto, alla somma di oltre 13mila euro.
«Sono qui davanti allo sportello: dove sono i soldi?», le frasi che condivano le minacce utilizzate dal finto padre. Sì perché i tre indagati non perdevano tempo e appena il giovane effettuava la ricarica provvedevano a incassare la cifra. Però nemmeno i poliziotti hanno perso tempo, anzi hanno agito con una tale celerità che ha consentito loro di ottenere il massimo risultato.
Dopo la segnalazione pervenuta da uno degli Uffici postali di Isernia, cioè quello in cui puntualmente il giovane si recava per prelevare e versare i contanti, la Postale isernina ha scoperto il perverso e subdolo meccanismo estorsivo. Con le indagini svolte in maniera brillante dal personale coordinato dall’ispettore superiore Francesco D’Alonzo ha individuato gli intestatari delle carte Postepay ricaricate dalla vittima, corrispondenti ai tre indagati. Il passaggio successivo è stato quello di acquisire le immagini realizzate dal sistema di videosorveglianza dei dispositivi Postamat utilizzati per i prelievi. Da quei frame gli agenti hanno accertato che gli stessi intestatari delle Postepay poco dopo la conferma del pagamento da parte della vittima, si recavano, spesso insieme, a prelevare le somme versate dalle tre carte in loro uso. La definitiva conferma del coinvolgimento dei tre è arrivata grazie alle indagini tecniche volte a individuare l’identità delle persone fisiche celate dietro i falsi profili Facebook.
«Come da prassi investigativa consolidata – hanno spiegato dalla Postale – sono stati in prima battuta richiesti alla società Facebook i file di LOG relativi all’attivazione e all’utilizzo dei suddetti profili, in una seconda fase, tramite gli indirizzi IP ottenuti sono stati richiesti alle compagnie telefoniche gli intestatari delle relative linee telefoniche e i tabulati telefonici, dai quali abbiamo evinto che le comunicazioni telematiche erano partite dalle utenze intestate o in uso ai tre indagati, dando definitiva conferma al’ipotesi investigativa».
Gli arrestati sono ai domiciliari, come disposto dal gip del tribunale di Isernia e dovranno rispondere di estorsione e truffa.
La conferenza stampa. I dettagli dell’operazione ‘Trappola d’amore’ sono stati illustrati nel primo pomeriggio di ieri nel corso di una conferenza stampa voluta dal nuovo procuratore capo della Repubblica di Isernia Carlo Fucci.
Il magistrato ha espresso innanzitutto il proprio plauso al sostituto Ianntti e agli operatori, spiegando il vero obiettivo dell’incontro con i giornalisti.
«Vogliamo richiamare l’attenzione della popolazione della provincia di Isernia sul questo tipo di fenomeni – ha affermato -. È necessario mettere in allarme persone che già sono state vittime di questo tipo di reati e che non hanno denunciato e anche chi potrebbe cadere nel tranello: la Procura è attenta». Soddisfatto per l’esito dell’inchiesta il pm titolare. «Le indagini sono state svolte in maniera brillante dalla Polizia Postale – il commento di Iannitti -. Il ragazzo è caduto nella trappola d’amore e ha iniziato a intrattenere relazione con una ragazza virtuale fino a organizzare il matrimonio. Prima le faceva regali e poi si è arrivati all’estorsione tramite finte comunicazioni da parte del presunto padre della sposina che intimava al giovane di versare le somme fino a intervento Postale che ha bloccato tutto».
Un plauso è arrivato anche dal questore di Isernia Roberto Pellicone. «Voglio evidenziare la perfetta sinergia delle varie componenti della Polizia che hanno operatore e anche il lavoro della procura – ha detto -. Il web nasconde molte insidie e quindi è importante denunciare per fare in modo che la macchina investigativa possa mettersi in moto e raggiungere risultati. Importante è anche l’azione di prevenzione quindi ben vengano operazioni come questa». Durante l’incontro con i cronisti sono state mostrate le immagini in cui apparivano i tre mentre incassavano i soldi dell’ingenuo isernino e un monito importante è arrivato dalle parole del dirigente Tommaso Vecchio.
Il capo del Compartimento della Postale del Molise ha sottolineato la professionalità degli agenti impegnati in un’inchiesta complessa e peraltro incentrata su fatti criminosi sempre più diffusi.
«Questo tipo di reato suscita un forte allarme sociale – ha detto il capo della Postale Vechio -. E non solo Facebook può essere riconducibile a questi reati, ma anche gli altri social. A cadere in queste trappole non sono solamente persone che hanno dei deficit cognitivi, ma anche chi è perfettamente consapevole e cosciente di ciò che sa facendo e persino gli esperti di internet. Voglio sottolineare la celerità con cui abbiamo operato che è stata determinante per ottenere il risultato».
Valentina Ciarlante