È tornata a chiedere risposte e a far sentire la sua voce per vedere riconosciuti i diritti di suo figlio disabile. La mamma isernina, ancora una volta, si è affidata a una lettera aperta, nella speranza che il suo ‘grido’ d’aiuto venga ascoltato dalle istituzioni. Una battaglia, iniziata mesi fa che continua ad andare avanti. E ora, dopo la rabbia iniziale, torna a parlare la mamma del giovane la cui richiesta di autonomia è rimasta inevasa.
In una missiva la donna ha espresso la sua delusione, ma soprattutto quella del proprio figlio, costretto a rinunciare al suo sogno di libertà.
La mamma -lo ricordiamo- aveva presentato un progetto alla Regione Molise, a valere sulle risorse destinate alla legge 112/2016 Dopo di Noi. L’obiettivo era garantire e insegnare al ragazzo a vivere in maniera indipendente nella propria casa, senza dover essere confinato in un istituto.
Ma il progetto di M., da quasi un anno e almeno per il momento, non ha ancora una degna risposta.
«Sono passata dalla rabbia alla delusione perché stanno mettendo in dubbio la disabilità di mio figlio, lo si accusa di truffare lo Stato – sottolinea la donna nella missiva -. Contestare l’esito di una commissione medica mi appare folle, ma più folle è pensare che lui possa vivere senza assistenza personale, domiciliare e medica. Mio figlio non sa leggere, né scrivere, non riconosce i soldi, non può cucinare, né gestire la terapia farmacologica. La diagnosi medica, e non di un responsabile d’ufficio, è indiscutibile e tangibile. Ma non per la Regione Molise. Avrei quasi voglia di denunciare per diffamazione e calunnia chi, più di una volta, lo ha definito -anche per iscritto- un falso invalido.
La sua domanda è: “mamma perché non mi vogliono far vivere a casa mia quando tu non ci sarai più?”. La risposta è: “perché in un istituto costeresti molto di più. Tu non puoi capire questo concetto, non lo comprendono neanche i responsabili, ormai troppo vecchi per recepire e accettare le innovazioni”. La legge 112 del 2016, per lasciarti vivere a casa tua, prevede anche il rimborso del fitto. Tu che possiedi una casa, e non chiederai soldi allo Stato per la locazione, dovrai vivere in un istituto, perché sei molisano e in Molise la legge italiana, per te, non si applica».
La legge sul “Dopo di noi” – è noto -, entrata in vigore il 25 giugno 2016, è stata emanata per favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità grave, per il raggiungimento dei quali il legislatore ha previsto importanti strumenti pubblici e privati, questi ultimi accompagnati da significativi sgravi fiscali. Obiettivi sono, inoltre, la protezione, la cura, l’assistenza, la deistituzionalizzazione, l’autonomia e l’indipendenza delle persone disabili.
«Altro assurdo – scrive ancora la donna – , per la nostra regione e non solo, è che, nel 2018, le persone con disabilità rischiano di non vedere neanche un centesimo dei 51 milioni del fondo per il dopo di noi, eh già. Il decreto attuativo della legge afferma infatti che, a decorrere da quest’anno, l’erogazione del denaro, spettante a ciascuna regione, dovrà essere preceduta dalla rendicontazione sull’effettiva attribuzione ai beneficiari delle risorse. Le Regioni che non hanno attribuito ai beneficiari le risorse del 2016 rendicontandole, non riceveranno un centesimo delle risorse del 2018, tale stanziamento resterà congelato fino a quando non arriverà la rendicontazione. In altre parole, se la Regione Molise non spende i soldi del 2016, nonostante i progetti presentati dai privati sul Dopo di noi, perché il Governo centrale dovrebbe dargli quelli del 2018? Una cosa – conclude – buona e giusta!».