Erbacce, spazzatura e resti di cantiere: si presenta così il sito dell’Acqua Sulfurea di Isernia, uno dei luoghi-simbolo del capoluogo pentro. Una situazione che non è passata di certo inosservata agli occhi dei cittadini di passaggio nella zona, che hanno immortalato lo stato di degrado in cui versa la struttura. Gli scatti sono stati postati sulla pagina Facebook ‘Obiettivo Isernia’, suscitando al contempo tristezza e indignazione. Una situazione che ha dato anche vita al dibattito e non sono mancate le proposte sul da farsi. C’è chi, per esempio, ha lanciato l’idea di organizzare una giornata ecologica coinvolgendo i cittadini per ripulire l’area. Un livello di incuria ritenuto inaccettabile, soprattutto se si considera il fatto che si tratta di un sito che potrebbe rappresentare un importante volano per il turismo, vista la presenza delle sorgenti termali. Ma sono necessari naturalmente interventi mirati per riqualificazione e il potenziamento. Lo scorso mese di dicembre la Regione è riuscita a reperire 768.345,41 euro che serviranno, in parte, a saldare la ditta per i lavori già eseguiti e, per la restante parte, a completare il primo lotto funzionale, che consiste nella sistemazione dell’area esterna, nella realizzazione della piscina termale coperta e riscaldata, del giardino pensile, degli spogliatoi e del centro benessere. I fondi rientrano nell’azione 5.2.1. degli interventi per la tutela, la valorizzazione e la messa in rete del patrimonio culturale nelle aree di attrazione di rilevanza strategica tale da consolidare e promuovere il processo di sviluppo. L’obiettivo è dunque quello di ridare vita ad un sito che da anni ormai è in stato di abbandono. La riqualificazione dell’area, può concretamente rappresentare un’occasione di sviluppo sotto il profilo ambientale, naturalistico, economico e turistico per il capoluogo pentro e per l’intero Molise. Un progetto ambizioso dunque, ma nel frattempo gli isernini chiedono interventi urgenti, almeno per salvare l’area dall’incuria e restituirle il decoro che merita.