Ha un volto e un nome il galoppino del racket che nei giorni scorsi ha minacciato gli operai della Spinosa Costruzioni di Isernia, impegnati nei lavori di restyling nell’area di Porta Capuana a Napoli, inducendo i vertici dell’azienda ad ‘abbandonare’, seppur solo momentaneamente, il cantiere. La Squadra Mobile, in collaborazione con gli agenti del commissariato di PS Vicaria hanno arrestato e trasferito in carcere Antonio D’Andrea, 47enne pregiudicato. Pesanti le accuse formulate a suo carico: risulta infatti gravemente indiziato del reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Tutto è cominciato la mattina del 7 maggio. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo, in sella a uno scooter modello Honda SH di colore bordeaux si è recato presso il cantiere della ditta molisana impegnata nei lavori di riqualificazione del centro storico, finanziati nell’ambito di un più ampio progetto dell’Unesco. Ha avvicinato uno degli operai intimandogli di sospendere l’attività e di riferire al responsabile dei lavori di andare «a parlare con gli amici della Maddalena» se avesse voluto continuare a lavorare in tranquillità.
Che si trattava di una minaccia estorsiva si è capito fin da subito. Soprattutto alla luce del riferimento fatto dall’uomo agli “amici della Maddalena”, senza alcun dubbio individuabili nei componenti del gruppo criminale radicato nel rione cittadino.
Il giorno successivo l’uomo, sempre in sella all’Honda SH, si è avvicinato nuovamente al cantiere e, constatata la regolare presenza del personale della ditta, ha minacciato lo stesso operaio con il quale aveva parlato, ribadendo la pretesa estorsiva ed intimando in maniera perentoria di sospendere i lavori, almeno fino a quando non avessero parlato con gli “amici della Maddalena”.
A quel punto, come è noto, l’azienda guidata da Cosmo Galasso ha deciso di tornare a Isernia, temendo per l’incolumità dei suoi operai. Poi il summit con il sindaco Luigi De Magistris e la scelta di restare. Nel frattempo la denuncia alla Polizia, con la consegna dei filmati estrapolati dal sistema di videosorveglianza che riprendevano l’uomo in scooter, il cui volto però era coperto da un casco integrale.
L’attività investigativa è partita nell’immediatezza dei fatti, sotto il coordinamento della DDA di Napoli. Grazie ai filmati è stato possibile individuare il modello e la targa dello scooter utilizzato dall’estorsore. Gli accertamenti eseguiti sul motorino hanno consentito di concentrare le attività sulla figura di Antonio D’Andrea, personaggio già noto perché gravato da precedenti penali. Il pregiudicato è stato rintracciato mentre era in sella allo stesso ciclomotore utilizzato per commettere il tentativo di estorsione, ed è stato accompagnato presso gli Uffici della Questura, dove è stato sottoposto a decreto di fermo di indiziato di delitto per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Quindi, gli elementi raccolti dalla Polizia, hanno consentito alla Procura di chiedere e ottenere dal Gip del Tribunale di Napoli, la custodia cautelare in carcere per il 47enne.
Nel frattempo, come annunciato, il cantiere ha riaperto ieri mattina. Mezzi e operai al lavoro e poca voglia di parlare. «Siamo tranquilli e siamo al lavoro» le uniche parole riferite all’Ansa.
Deborah Di Vincenzo

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