«Denunciai dieci anni fa i profili negativi del contesto associativo, quando decisi di uscire da Unicost (ai cui valori ho continuato ad ispirarmi) spiegai che il sistema correntizio era ormai degenerato perché si faceva avanti la logica della distribuzione delle assegnazioni.
Da quando è scoppiato lo scandalo per le nomine al Csm sto ricevendo messaggi di colleghi da tutta Italia, quelli che conoscono la mia storia e le mie battaglie». Così il procuratore capo di Isernia Carlo Fucci in una lunga intervista a ‘Il Mattino’ racconta la sua personale vicenda. «Nel corso degli anni ho presentato 12 domande per diventare procuratore aggiunto o procuratore della Repubblica, e per 12 volte sono state bocciate. Ho presentato tre ricorsi e li ho vinti tutti, qualcosa significherà, no?». Per trent’anni è stato sostituto procuratore a Santa Maria Capua Vetere. Non ha mai cambiato sede pur chiedendo promozioni altrove. E, a un certo punto, ha cominciato a chiedersi il perché di quei dinieghi. La sua battaglia principale, però, non l’ha combattuta nelle aule, ma fuori. Tra le correnti più colpite nella guerra tra toghe c’è l’Unità per la costituzione, coinvolta nello scandalo delle nomine al Csm e nelle manovre per scegliere i procuratori. «Rompere – afferma ancora Fucci – con il sistema dieci anni fa ha pesato doppiamente nel mio caso, perché tagliai i ponti con la logica delle correnti e, nello stesso tempo, ho portato avanti un discorso di denuncia sul piano associativo e con i ricorsi. I miei atti, le mie proteste alle decisioni del Csm sono stati fatti per affermare dei principi utili per tutti i colleghi. Sono stati affermati determinati principi che hanno inaugurato un filone giurisprudenziale di cui il Csm dovrà tener conto ora. Ovviamente le mie denunce non erano relative a fatti di natura penale in ordine ai quali non mi pronuncio.
Dieci anni fa bisognava porre attenzione alla questione morale, quando scoppiò la vicenda Toro, procuratore aggiunto di Roma, tornai alla carica. Bisognava agire di conseguenza in regime di autotutela della stragrande maggioranza dei colleghi che con onestà e competenza lavorano dietro alle scrivanie in silenzio e che nulla hanno a che vedere con quanto oggi viene alla luce. Spero che sia giunta l’ora». Fucci aveva presentato apposita istanza per le procure di Napoli, Avellino, Santa Maria Capua Vetere e Nola. «Dopo nove richieste respinte dal Csm – afferma ancora -, decisi di impugnare la decisione del Consiglio Superiore della Magistratura. Non ho proposto 12 ricorsi sia perché i ricorsi hanno un costo,sia perché in qualche caso ho condiviso le scelte del Csm di concorrenti diversi. Eppure, su tre presentati ho avuto ragione su tutte e tre. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio e il Consiglio di Stato hanno accolto le mie istanze. I ricorsi per i quali ho avuto ragione non erano dettati dal giudizio negativo su altri colleghi, ma sulla mia maggiore esperienza professionale, anche sotto il profilo della dirigenza. Trent’anni di sostituto procuratore in una Procura di frontiera come Santa Maria Capua Vetere – ha concluso – è un bagaglio enorme, l’esperienza deve valere a qualcosa».