Coronavirus: oltre trenta milioni di persone chiuse nelle loro città per effetto dell’epidemia che sta sempre più allarmando la Cina. Al momento i decessi accertati sono 26 e la Commissione sanitaria nazionale ha confermato che i casi di contagio sono 830, la maggior parte a Wuhan dove, secondo le autorità, si sono probabilmente verificati i primi casi. La città, che conta 11 milioni di abitanti, è dunque considerata l’epicentro dell’infezione e dall’altra mattina è in quarantena. Sono stati infatti fermati i movimenti in uscita: niente voli, niente treni, posti di controllo ai caselli delle autostrade. E proprio a Wuhan, ormai da qualche anno, vive Lucia Tartaglia, giovane professionista di Frosolone. La redazione del ‘quotidiano del molise.it’ è riuscita a rintracciarla per raccogliere la sua testimonianza. «La situazione in città – ha affermato – è tranquilla. Nel senso che, uscendo di casa, non ti trovi di fronte scena da film. Wuhan al momento è semivuota, perché in molti sono fuori città per festeggiare il Capodanno cinese con le loro famiglie. La preoccupazione è legata al fatto che non sappiamo quando potremo tornare a muoverci. È chiuso l’aeroporto, così come le stazioni e non circolano taxi». Lucia è arrivata per la prima volta nella città cinese nel 2013 per studiare. Poi ha conosciuto il suo compagno e da due anni vive stabilmente e lavora a Wuhan. «La decisione di mettere la città in quarantena – ha detto ancora – è stata la migliore. Ci hanno consigliato di restare in casa e di uscire solo in caso di necessità, sempre indossando la mascherina. Siamo stati invitati a lavarci spesso le mani ed evitare di mangiare alcuni cibi». Alla domanda ‘quanto sei preoccupata?’, la giovane professionista di Frosolone ha spiegato che la sua famiglia «è molto preoccupata, così come lo sono i miei amici in Italia. In tanti mi scrivono per sapere come sto. Io sono preoccupata – ha aggiunto – ma non voglio allarmarmi, perché penso che mantenere la calma sia il modo migliore di affrontare la situazione. Qui ho il supporto dei miei amici italiani, del mio fidanzato e della sua famiglia. L’ambasciata ci ha contattati per sapere come stiamo e questo – ha detto infine – ci rende più tranquilli».