L’idea di coinvolgere il territorio per unire le forze e «remare tutti nella stessa direzione» si è rivelata una formula vincente. Sono infatti ben 29 le proposte progettuali recapitate a Palazzo San Francesco per contribuire alla stesura del dossier di candidatura che consentirà a Isernia di provare a essere concretamente competitiva per aggiudicarsi il titolo di Capitale italiana della Cultura per il 2021. I termini sono scaduti lunedì a mezzogiorno e, ieri mattina, è stato reso noto l’elenco delle adesioni all’avviso pubblicato dall’ente per la raccolta di manifestazioni di interesse. A voler dare il proprio contributo sono state le amministrazioni comunali di Macchia d’Isernia, Roccamandolfi e Longano, ma anche l’istituto scolastico Majorana-Fascitelli, diverse associazioni, enti di formazione e cooperative, liberi professionisti e persino l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Idee e proposte che sono già al vaglio dell’apposita commissione tecnica, nominata dal sindaco Giacomo d’Apollonio e composta da Emilia Vitullo (funzionaria regionale, già responsabile dell’ufficio turistico provinciale di Isernia), Gabriele Venditti (responsabile dell’ufficio cultura del Comune e direttore della biblioteca comunale) e Mauro Gioielli (capo ufficio stampa del Comune ed autore di numerosissimi scritti in materia di eventi e tradizioni storiche e culturali della città).
Una commissione, come sottolineato dal primo cittadino, ‘snella e qualificata’, che dopo la valutazione delle proposte progettuali dovrà rendere ai competenti organi comunali un circostanziato parere ai fini della ammissibilità delle proposte stesse, alla luce degli obiettivi che il conferimento di titolo di capitale della cultura si prefigge, in linea con l’Azione Ue.
I requisiti richiesti sono, come è noto, il miglioramento dell’offerta culturale, la crescita dell’inclusione sociale e il superamento del cultural divide; ma anche il rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociali, nonché dello sviluppo della partecipazione pubblica; il rafforzamento degli attrattori culturali per lo sviluppo di flussi turistici, anche in termini di destagionalizzazione delle presenze; l’utilizzo delle nuove tecnologie, anche al fine del maggiore coinvolgimento dei giovani e del potenziamento dell’accessibilità; la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità nei settori culturali e creativi; il conseguimento di risultati sostenibili nell’ambito dell’innovazione culturale; il perseguimento della sostenibilità così come indicato dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu.
I dossier di candidatura, da parte delle 41 località in gara, dovranno essere presentati entro il 2 marzo, per arrivare entro il 30 aprile alla selezione di un massimo di dieci progetti finalisti da invitare in audizione.
La città Capitale Italiana della Cultura 2021 verrà scelta esclusivamente sulla base di questi colloqui entro il 10 giugno, quando la giuria indicherà pubblicamente al ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo la candidatura più idonea da formalizzare con delibera del Consiglio dei Ministri.
Una sfida avvincente e anche molto stimolante, accolta con entusiasmo dalla città e dall’intera provincia. Lo dimostra la valanga di proposte giunte in Comune. Un rinascimento ambito, quello messo in palio dal Mibact, che rappresenta un’occasione unica e preziosa per il rilancio del territorio.
Le località in gara. In corsa, dopo il passo indietro di Pordenone, Livorno e Barletta restano 41 località italiane. Oltre a Isernia la sfida coinvolge L’Aquila, Venosa, Tropea, Capaccio Paestum, Castellammare di Stabia, Giffoni Valle Piana, Padula, Procida, Teggiano, Ferrara, Unione dei Comuni della Bassa Reggiana, Unione dei Comuni della Romagna Forlivese, Arpino, Cerveteri, Genova; Vigevano; Ancona, Fano, Verbania, Bari, Molfetta, San Severo, Taranto, Trani, Unione Comuni Grecia Salentina, Arezzo, Pisa, Volterra, Carbonia, San Sperate, Catania, Modica, Palma di Montechiaro, Scicli, Trapani, Belluno, Feltre, Pieve di Soligo e Verona.
Deborah Di Vincenzo

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