Francesca Scarabeo, medico. Simbolo per la provincia di Isernia delle donne che combattono e vincono il cancro al seno. Non tutte, purtroppo, riescono a superare la malattia. Ma le statistiche parlano chiaro: le aspettative di vite sono cresciute molto, soprattutto se la patologia viene scoperta in tempo e curata bene. E lei, Francesca, insieme al marito Ettore Rispoli, anche lui da una vita alle prese con il cancro alla mammella, rappresentava per migliaia di donne della provincia di Isernia un valido punto di riferimento.
Rappresentava. Perché dal 30 ottobre scorso al Veneziale, come al San Timoteo di Termoli, non è più possibile eseguire interventi chirurgici per il cancro al seno.
Anzi, così sembrava.
Secondo quanto denuncia Scarabeo in un lungo post su Facebook, infatti, pare che a Termoli si continui ad operare. Quindi, la decisione di fermare gli interventi riguarderebbe a questo punto solo Isernia. E se così fosse – osserva tra le righe la dottoressa – si tratta di scelte persecutorie.
«Oggi – ha scritto venerdì sera sulla sua bacheca Francesca Scarabeo – è stata scritta un’altra pagina nera per la Senologia. Il 30 ottobre 2019 è stato l’ultimo giorno in cui è stato possibile operare per cancro della mammella presso l’ospedale “Veneziale” di Isernia. Questo in nome di un’attuazione di un Pos già scaduto e in nome di una riorganizzazione aziendale. A nulla sono valse le proteste dei cittadini , dei medici, del “Comitato in seno al problema”, che hanno provato a spiegare a tutti i vertici aziendali e ai commissari che erano scelte da fare solo dopo l’approvazione del nuovo Piano. Nulla! Chiusura totale in nome di Hub a Campobaso e Spok a Isernia e Termoli, con cerberi delatori che in tempo reale avrebbero avvisato la dirigenza se a Isernia qualcuno avesse osato operare un cancro della mammella. Cancellati con un colpo di spugna 28 anni di lavoro, più di 2.000 pazienti operate.
Oggi però la novità: tutto questo è vero ma solo per Isernia, a Termoli si opera tranquillamente il cancro della mammella.
Allora tutto quanto detto, se non vale anche per Termoli, o sono chiacchiere – e quindi da domani si riapre la sala operatoria a Isernia per la senologia dell’area Pentra – oppure le motivazioni alla base di tali scelte appaiono persecutorie.
Ho scelto ancora una volta di stare dalla parte delle mie pazienti, dalla parte del più debole, dalla parte dei malati, dalla parte dei cittadini che pagano le tasse per avere in cambio anche la sanità.
Ho scelto di non tacere perché assolutamente non voglio dare la mia complicità, non voglio mancare di rispetto alle tante donne che lasciano i figli a casa per essere operate, non voglio tradire chi avrebbe potuto avere vicino il marito che magari tirava su una saracinesca con 20 minuti di ritardo piuttosto che un’ora e mezza. Non voglio accettare che la giovane donna operata oggi ha dovuto affrontare insieme alla famiglia il disagio di farsi operare a Campobasso, essendo colpevole solo di non essere nata nel basso Molise.
Non mi dispiace affatto che si operi a Termoli: in tutte le sedi ho sempre dichiarato che per me nella nostra sanità dobbiamo avere una visione orizzontale ed operare sia a Isernia, sia a Termoli, sia a Campobasso. Ma risulta inaccettabile Termoli e Campobasso sì e Isernia no».
La dottoressa Scarabeo conclude la sua riflessione ponendo un interrogativo. «Mi domando: i consiglieri regionali dell’area Pentra Michele Iorio, Antonio Tedeschi, Vincenzo Cotugno, Massimiliano Scarabeo, Roberto Di Baggio, Vittorio Nola, Andrea Greco, Mena Calenda, Luigi Mazzutto, il sindaco di Isernia Gioacomo d’Apollonio, il presidente della provincia di Isernia Alfredo Ricci, e tutti i 52 sindaci dell’area cosa diranno ai propri elettori».
ppm