È mancata la tradizionale fiera che ogni anno richiama in città migliaia di visitatori e la processione per le vie del centro, ma l’emergenza sanitaria non ha certo scalfito l’amore e la devozione che la comunità isernina ha per il suo ‘Santone’ San Pietro Celestino. Ieri le celebrazioni in onore del compatrono del capoluogo pentro. Una cerimonia più semplice, certo, ma non per questo meno sentita.
In forma riservata e non pubblica, il busto del santo è stato trasportato nella cattedrale dove è rimasto in esposizione e dove, alle ore 11, è stata officiata la messa solenne da parte del vescovo Camillo Cibotti, alla presenza del sindaco Giacomo d’Apollonio intervenuto in forma ufficiale, con fascia tricolore e gonfalone municipale.
La chiesa ha potuto ospitare non più di cinquanta persone e alcuni volontari hanno disciplinato le azioni di entrata e uscita, vigilando anche sul rispetto del distanziamento interpersonale.
Il primo cittadino ha ricordato l’importanza della figura di Pietro Angelerio, 192esimo Papa della Chiesa Cattolica, per tutti gli isernini.
«In questa giornata – ha ricordato – eravamo abituati a vedere tanta gente. C’era la fiera e la tradizionale processione. Quest’anno le celebrazioni sono in tono minore, ma le emozioni che legano la città al santo sono sempre le stesse. Celebrarlo in questa fase di ripartenza per la nostra comunità è importante e San Pietro Celestino ci guiderà lungo la strada che speriamo ci porti presto al ritorno alla vera normalità. Certo, ci sono ancora tanti timori in questo momento, ma il sentimento che prevale è la speranza. La popolazione isernina è molto legata a questa festa».
Nella sua omelia il vescovo di Isernia – Venafro, Camillo Cibotti, ha ricordato l’isolamento volontario di Pietro da Morrone, isolamento che gli ha consentito di avvicinarsi a Dio. Così come l’isolamento cui siamo stati costretti nelle ultime settimane avrebbe potuto farci riscoprire il valore delle cose essenziali per l’uomo, ad iniziare dal bene supremo: ovvero la libertà. «In questo periodo – ha ricordato il vescovo – stiamo rivivendo sicuramente anche alcune fasi della sua vita. Pensiamo sempre all’eremita Pietro Celestino e credo che nella sua esperienza di monaco abbia vissuto la vera libertà. Una volta inserito in un contesto così strutturato, come poteva essere la corte papale, penso si sia sentito un po’ ‘in prigione’, subendo su di sé il peso delle costrizioni formali, ma anche di carattere politico e morale. Chiediamo a lui – ha aggiunto monsignor Cibotti – che ci possa veramente liberare non dalla costrizione del Covid-19, ma piuttosto da tutte quelle beghe che ci portano a sentirci appesantiti dal nostro quotidiano e darci la forza per librarci fino al cielo e riscoprire la dimensione spirituale che deve andare oltre e sopraffare quella terrena».
Nel giorni scorsi, infine, per onorare la figura del papa isernino, l’amministrazione comunale ha fatto eseguire il riordino del verde pubblico nell’area dov’è situata la statua di Celestino V, ossia nella piazza a lui intitolata, nei pressi della Fontana Fraterna.
Le aiuole, le siepi e le fioriere intorno al simulacro del santo, in questi giorni appaiono decisamente belle e rigogliose. E in qualche modo rappresentano, seppur simbolicamente, la rinascita della città.