Hanno atteso l’ora in cui il buio è fitto, non cede il passo all’alba. Di solito quella in cui anche il sonno è più pesante, meno incline a reagire al benché minimo rumore. Un piano forse studiato in questi giorni – da quando sono stati trasferiti dall’hotspot di Lampedusa alla struttura di accoglienza “Il Geco” di via dei Pentri – trascorsi in isolamento per le rigide misure di contenimento e di prevenzione legate al Covid. Ore e giornate interminabili durante le quali – probabilmente – il pensiero di accelerare il progetto di fuga, per raggiungere familiari o conoscenti che vivono e lavorano in altri stati europei, si è fatto piano piano sempre più impellente. E così, l’altra notte, ci hanno provato: sei ospiti del centro di accoglienza, nonostante il presidio delle forze dell’ordine, hanno tentato la fuga, come in un film. Dai balconi, usando le grondaie per calarsi fino al piano strada. Poi la corsa per raggiungere la ferrovia e di lì scappare, tenendo come traccia della via di fuga da seguire proprio i binari, tra l’altro mai come questa volta sicuri visto che la tratta è chiusa per i lavori di elettrificazione. Nessun treno, nessun controllo, nessuno sguardo indiscreto. Non è andata così. Il controllo delle forze dell’ordine, attivato 24 ore su 24 ore ad un gruppo interforze, in quelle ore era affidato agli agenti della Squadra Volanti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Squadra Mobile della Questura. Gli uomini erano appostati proprio in prossimità dei balconi, quindi il tentativo di fuga è stato scoperto nell’immediatezza del fatto: gli agenti hanno inseguito i sei fuggitivi, tutti di nazionalità tunisina. La folle corsa lungo i binari, l’inseguimento rafforzato anche da altre pattuglie giunte in supporto: una sinergia operativa che ha visto tutte le forze di polizia presenti sul territorio della Questura, del comando provinciale dei Carabinieri, della Guardia di Finanza creare una sorta di cordone di sicurezza entro il quale i tunisini si dovevano necessariamente muovere. Il territorio è stato ispezionato palmo a palmo fino a quando il personale delle Volanti e della Squadra Mobile della Polizia non ha individuato tre dei sei tunisini in fuga. Erano sui binari della stazione ferroviaria di Carpinone, seguivano quella traccia per avere la certezza di non perdersi. Il loro filo di Arianna per tentare di uscire dal Molise, raggiungere altre stazioni, altre città dalle quali proseguire il viaggio verso il centro Europa. I tre hanno tentato di scappare nella boscaglia circostante ma sono stati raggiunti, bloccati e riportati nella struttura in isolamento. Nessuna traccia degli altri tre, attivamente ricercati. Nei loro confronti verranno comminate le sanzioni amministrative previste dalla violazione della quarantena fiduciaria. La faccenda si complica non poco visto che, all’esito dei 116 tamponi processati ieri, il nuovo e unico caso di contagio si è registrato proprio nel centro di accoglienza dal quale sono scappati i sei tunisini l’altra notte. Sale a 30 il numero complessivo dei pazienti attualmente positivi, quindi, e si riaccende l’attenzione sui focolai d’importazione: ad Isernia e provincia, attualmente, sono 5 i casi di Covid trattati a domicilio. Fra questi anche un migrante, quindi, che è in isolamento fiduciario nella struttura dalla quale mancano 3 ospiti, ancora ricercati dalle forze dell’ordine. Nelle prossime ore, come confermato dal dg Asrem Oreste Florenzano, tutti gli ospiti del centro di accoglienza di Isernia saranno sottoposti nuovamente al test molecolare.

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