Non restano in silenzio alla coop “Il Geco”. «Siamo nati nel gennaio 2016 dopo anni di impegno nel mondo dell’associazionismo e del volontariato. L’unica dinastia – rintuzza la presidente Barbara Ferri – quindi, è quella dell’impegno a favore dei più deboli». Non solo migranti, rimarcano: nel percorso professionale l’attenzione al sociale, «attraverso specifici progetti d’inclusione e coesione sociale diretti agli anziani, ai minori, ai diversamente abili e ai migranti». Una società che conta su 12 soci, ricorda ancora la presidente de “Il Geco”, che consente opportunità lavorative per almeno 25 persone all’anno, che investe quindi sul tessuto economico locale. Due le sedi operative in provincia di Campobasso. «Qualunque persona, di media intelligenza, comprende che essere impegnati politicamente a sinistra, fare qualche giorno di vacanza a casa di amici e/o essere nipote di una zia che lavora in Prefettura con altre funzioni, non può impedire a due ragazze, da sempre impegnate nel sociale, di far parte di una Cooperativa di dodici soci e venticinque dipendenti» sbotta poi Barbara Ferri. «L’attività della coop sociale è senza scopo di lucro, finalizzata a fornire servizi e opportunità di lavoro. Eventuali utili non possono essere ripartiti tra i soci ma solo reinvestiti in nuovi progetti». Nessun caso, quindi, nessuna dinasty isernina. Anzi, l’annuncio di una querela per diffamazione e della conseguente richiesta di danni, da destinare a minori italiani e stranieri abbandonati. Senza dimenticare la qualità dell’offerta in sede di gare pubbliche alle quali la coop «partecipa semplicemente, con scrupoloso rispetto delle procedure, per fornire un servizio richiesto dal Governo Italiano. Per fornire tale servizio, oltretutto, la cooperativa deve anticipare rilevanti somme di denaro, in quanto gli acconti relativi ai pagamenti dei corrispettivi per l’accoglienza da parte delle Prefetture avvengono, mediamente, dopo sette mesi e i saldi anche a distanza di ventiquattro mesi».

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