Spara e uccide un nibbio reale: ha un volto e un nome l’autore del gesto, che ora rischia l’arresto. Nei guai è finito un 21enne isernino, individuato e denunciato dai carabinieri forestali. L’episodio risale alla fine di ottobre dello scorso anno in località Colle Izzi, nel capoluogo pentro, in un contesto rurale scarsamente antropizzato.
Stando a quanto ricostruito dai militari, un’automobile di colore scuro arrestò la marcia e dal lato passeggero scese un uomo con un fucile da caccia che esplose un unico colpo. Un nibbio reale cadde al suolo, privo di vita. L’uomo si avvicinò, prese tra le mani l’animale esanime e subito dopo lo abbandonò sulla scarpata stradale. Quindi risalì sull’auto dileguandosi frettolosamente, sicuro di farla franca.
Pochissimi sono stati gli elementi a disposizione dei carabinieri forestali della Stazione di Isernia per risalire all’identità dell’ignoto malfattore.
Dopo circa dieci mesi, grazie ad una caparbia e impegnativa attività investigativa, i carabinieri forestali sono riusciti a identificare l’autore di questo vero e proprio atto vandalico. Ora il 21enne isernino con precedenti, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria e, si diceva, rischia l’arresto da due a otto mesi.
«Il nibbio reale – spiegano i carabinieri forestali – è un rapace diurno di medie dimensioni, facilmente riconoscibile per la coda forcuta e per le ali lunghe e sottili su cui spicca una netta macchia bianca, rigorosamente protetto non solo dalla normativa nazionale ma anche da quella dell’Unione Europea».
Mancano poche settimane all’apertura della stazione venatoria 2020/20121 e dal Gruppo Carabinieri Forestale di Isernia annuncia che il contrasto al bracconaggio venatorio rappresenterà una priorità operativa, e saranno messe in campo tutte le migliori risorse e le migliori energie per tutelare la fauna selvatica su tutto il territorio provinciale.
«Se il bracconaggio venatorio – evidenziano infine i carabinieri forestali – è una pratica deprecabile, che consiste nell’uccisione illegale di animali selvatici, questo diventa particolarmente grave quando interessa specie faunistiche rigorosamente protette per l’importanza che rivestono nella conservazione della biodiversità».

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