Violenza sessuale o intimidazione: questo l’interrogativo che si pongono gli inquirenti nel cercare la verità in merito a quello che accadde a Isernia nella tarda serata di venerdì 28 settembre, quando una donna di circa 50 anni, originaria dell’Est Europa, residente in un centro della provincia Pentra, fu rapita e violentata da due sconosciuti in una frazione della città. Questo è ciò che la donna dichiarò agli agenti della polizia, dopo essere stata soccorsa da alcuni cittadini residenti nella zona dove si sarebbe verificata la violenza. Fin dagli inizi gli inquirenti hanno mantenuto la massima cautela, vagliando con attenzione il racconto della donna. Probabilmente i conti non tornano del tutto e qualche particolare necessità di un chiarimento. Forse per questo motivo ancora oggi le indagini vanno avanti e, stando ad alcune indiscrezioni, in questo momento ci si orienta verso qualcosa che è a metà strada tra la violenza sessuale e l’intimidazione. Per chiudere il cerchio è necessario un solo anello: il movente. Che cosa avrebbe fatto scattare la violenza e l’atto intimidatorio? Cosa si nasconde dietro questa vicenda? Rispondendo alle due domande forse tutto il puzzle risulterà più evidente. D’altronde la dinamica dei fatti, così come emersa nella prima ricostruzione, ha destato grande impressione tra i cittadini del capoluogo Pentro. La donna avrebbe raccontato che mentre passeggiava da sola in una strada centrale della città venne avvicinata dai due uomini i quali inizialmente cercarono un approccio gentile e poi decisero di agire con la forza, spingendola all’interno dell’auto e conducendola in una zona isolata del capoluogo. Lì avrebbero abusato sessualmente della donna che a sua volta, nel cercare di reagire, avrebbe violentemente morso la mano di uno dei due stupratori. Al termine della terribile violenza, seminuda e abbandonata in una campagna, la donna avrebbe raggiunto a piedi un’abitazione, dove fu subito accolta e aiutata. Dalla stessa abitazione partì la telefonata al 113 e dalla sala operativa venne inviata una volante sul posto e allertato il 118 che prelevò la donna e la trasportò presso il pronto soccorso dell’ospedale Veneziale. Nelle mani della polizia oltre alla denuncia, con ogni dettaglio del racconto della cinquantenne, c’è anche il referto medico rilasciato dal Pronto Soccorso, oltre ad una descrizione dei presunti violentatori, fornita dalla vitttima. Trascorso più di un mese, le indagini vanno avanti e la Procura attende di conoscerne l’esito per decidere come agire. Come detto, i dubbi sono numerosi e quindi sarà necessario fare chiarezza fino in fondo. Dalle indiscrezioni l’attenzione potrebbe ora orientarsi verso un atto di intimazione. Resta in piedi un solo interrogativo: Perché