Sei consiglieri comunali, diventati poi cinque. Un peso consistente all’interno dell’assemblea non tenuto, però, nella debita considerazione. Un gruppo nato con la consiliatura già avviata, per portare avanti le attività e gli obiettivi di un’area carente all’interno della maggioranza che guida la città. Ma c’è un ma. E lo spiega bene il coordinatore regionale dei Popolari per il Molise, l’assessore Vincenzo Niro.
«Abbiamo sempre sostenuto il modello d’Apollonio ma nella seconda parte della consiliatura non possiamo ritenerci di certo soddisfatti del suo metodo di lavoro – spiega, andando diritto al nocciolo della questione -; se la situazione, dalla nascita del gruppo consiliare, fosse rimasta cristallizzata, senza nessuna modifica nella composizione della Giunta o nella designazione della presidenza del Consiglio comunale, nulla questio. Ma se si muove una casella, allora la maggioranza si deve sedere di nuovo al tavolo e ridiscutere delle modifiche per rivedere insieme gli equilibri. Se questo non avviene, allora c’è una evidente compressione dell’agibilità politica. Se poi si finisce per chiedere il sostegno a chi, in fase di campagna elettorale e anche di ballottaggio, invece aveva osteggiato quel sindaco e quella maggioranza che lo sosteneva, se oggi puoi contare su altri equilibri che ti tengono in piedi, allora ti assumi la responsabilità di quella strategia politica nei confronti della cittadinanza alla quale hai chiesto sostegno e nei confronti dei partiti che ti hanno portato a ricoprire quel ruolo».
Insomma, Vincenzo Niro – che la politica la maneggia da anni e ne conosce dinamiche e modalità – non si nasconde dietro ad un dito quando parla di malessere, insoddisfazione.
«Ma parlo da segretario regionale del partito; io non sento il sindaco da oltre un anno e mezzo – confessa -. Meglio di me sapranno spiegarsi i consiglieri comunali in carica, di certo siamo tutti insoddisfatti di questa seconda parte della consiliatura, e del metodo di lavoro del sindaco d’Apollonio. Non è stata rispettata la consistenza del gruppo consiliare, pur non avendo noi chiesto nulla. Nessuno ha avanzato richieste ma, ripeto, se sposti una casella allora occorre rivedere il quadro generale».
E, a ben guardare, è come un puzzle: se quella tessera, che era al suo posto ed era quello giusto, viene poi spostata e collocata altrove, il risultato complessivo non è più il quadro esatto, quello per il quale hai lavorato.
Ed è questo il motivo del malessere, esplicitato in aula dai consiglieri dei Popolari per Isernia e che Niro, in qualità di riferimento regionale del partito, conosce molto bene. Torna ancora nei ragionamenti quella che viene definita – passando dal centrosinistra per finire al centro – una maggioranza risicata, che si regge oggi su equilibri ben diversi da quelli ipotizzati all’origine, in un percorso che sta diventando sempre più ad ostacoli per il sindaco Giacomo d’Apollonio.
Un malessere diffuso, che ieri si è trasformato in un formale atto di guerra con la sfiducia mossa alla presidente della IV Commissione Pitisci (esponente di Fratelli d’Italia, e solo qualche ora prima il coordinatore Di Sandro, in una lunga intervista rilasciata a Primo Piano Molise, aveva espresso parole di stima per il sindaco e il suo operato rivendicando anche la paternità di quella scelta compiuta cinque anni fa) e con la designazione della leghista Barbato. Una commissione guidata dall’opposizione: che smacco politico a pochi mesi dalle elezioni. Una coalizione che si sta sfilacciando, irrimediabilmente.
Ragiona nell’ottica di squadra Vincenzo Niro che, dalla sua, ha una esperienza invidiabile nella politica regionale e nelle Istituzioni.
«A Campobasso – dice – abbiamo avuto quasi il 17% dei consensi ma i Popolari hanno solo due consiglieri a Palazzo San Giorgio. Uno è stato ‘risucchiato’ dalla Lega. Ma questo non cambia né può cambiare la strategia della coalizione. In una metafora calcistica, io credo che portiere e punta in una squadra abbiano gli stessi diritti».
I Popolari per l’Italia si siederanno al tavolo del centrodestra, non c’è alcun dubbio.
«Anche se oggi ragionare di schieramenti –riflette ad alta voce -, se ci soffermiamo a guardare gli scenari nazionale e europeo, sembra ormai appartenere al passato. Soprattutto dopo questo anno terribile, gli obiettivi da raggiungere devono essere condivisi». Non si appassiona al toto nomi Niro, nonostante in queste ore giri voce già di un candidato papabile, un uomo con esperienza politica e amministrativa , che vanta uno sponsor (politico, è evidente) importante e di peso. Un candidato che rientra persino nell’identikit tracciato proprio dal coordinatore regionale di Fratelli d’Italia.
«Fare nomi oggi è parecchio pericoloso» commenta Niro sornione. «E anche stilare una rosa di papabili è parecchio riduttivo». C’è solo un discrimine, per Vincenzo Niro: il candidato ideale sarà quello che farà propri gli obiettivi dei Popolari.
«Il nome lo abbiamo anche noi – rimarca – ma sono gli obiettivi quelli che fanno la differenza, su questi ci sarà convergenza?».
E, sull’ipotesi di un d’Apollonio bis non nasconde il suo disappunto. «Non parlo con il sindaco da mesi e mesi, a testimonianza di una emarginazione politica che ha coinvolto i Popolari in seno all’amministrazione consiliare» spiega. Motivo questo per storcere il naso al solo sentir parlare di un secondo mandato dell’attuale primo cittadino. «Certo, nell’ottica di coalizione peseranno anche gli altri giudizi – sottolinea – ma allora le strade potrebbero anche dividersi. L’attuale legge elettorale – commenta – impone certe scelte, io sono un assemblearista convinto, e non dall’ultima ora».
Lo schieramento sì, quindi, ma fino ad un certo punto. Il ragionamento è chiaro: individuare gli obiettivi che la città deve raggiungere e di conseguenza tracciare il profilo di chi può rappresentarli e portarli a compimento al meglio. La strada è ancora tutta in salita.
red.pol