Gioie e dolori, come in tutte le vicende che hanno un peso nella vita di ognuno. Ma qui si parla di politica, di una storia durata cinque anni e che si appresta a finire. Le prime, le gioie, attengono di certo agli obiettivi raggiunti, alle questioni risolte, alla svolta impressa ad alcune vicende sospese da tempo. Questioni che hanno un peso sulla vita dei cittadini, gli amministrati. I dolori, invece, riguardano la sfera politica, quella che l’ha visto sulla graticola per l’intera durata del suo mandato e che non gli risparmia fendenti avvelenati nemmeno in questo scorcio di consiliatura. Ma li racconta con la consapevolezza di aver fatto il possibile e anche l’impossibile, con pacatezza e lontano dal clamore. Nel bene e nel male. «Riprovarci? Vorrei tanto ma sono combattuto – ammette Giacomo d’Apollonio nel corso di una lunga e cordiale chiacchierata –, al momento non sono nemmeno in campagna elettorale. Certo, spero che tutto quanto fatto fino ad oggi finisca in buone mani, che il prossimo sindaco abbia a cuore Isernia, che questo lavoro di impegno e serietà continui per il bene dei cittadini». Nel racconto di un’esperienza di certo rilevante c’è la consapevolezza di aver giocato contro troppi avversari, compresi quelli che avrebbero dovuto essere compagni di squadra. E alle fughe in avanti di chi ha già detto no ad una ipotesi di una nuova convergenza politica sulla sua persona, replica con serenità e senza rancore. «C’è chi ti vuole, chi no, chi vuole il politico, chi preferisce l’esperto: ad oggi non lo so – ammette ancora – se ci saranno le condizioni per una ricandidatura ma sono sicuro di aver fatto un lavoro importante e impegnativo». Isernia, città difficile. Ed è così alla prova dei fatti. Sindaco del centrodestra, ma non di tutto lo schieramento compatto così come si presenta ormai agli appuntamenti elettorali. Al ballottaggio con un competitor di centrodestra, d’Apollonio confessa che «una volta terminate le elezioni, allora, mi aspettavo si potesse lavorare insieme, su temi ed obiettivi. Invece questo non è avvenuto. C’è stato sempre un discorso pregiudiziale, una frattura che non è mai guarita, un’area di centrodestra che mi ha sempre osteggiato. Ed è il mio rammarico: non essere riuscito a trovare la convergenza su punti comuni. Ho patito una opposizione a prescindere non certo su temi di interesse collettivo». I due centrodestra che si fronteggiano in Aula e fuori, i ‘traslochi’ dalla maggioranza alla minoranza, soprattutto. Fatto questo già insolito per le cronache politiche. In cinque anni sono nati anche nuovi gruppi consiliari, come quello della Lega (all’opposizione) e quello dei Popolari. Ed è proprio all’assessore Vincenzo Niro, coordinatore regionale del partito, che d’Apollonio si rivolge. «Lo rispetto, sia chiaro, abbiamo anche lavorato in maniera ottimale ma è stato sempre dall’altra parte, quando il sindaco era Brasiello e poi quando ho vinto io le elezioni. Io non ho mancato ad alcun impegno – rimarca, rispondendo a quanto il coordinatore dei Popolari ha dichiarato proprio a Primo Piano in una intervista recente -: ho azzerato le deleghe e ho offerto una possibilità al partito, un confronto politico durato un mese. Loro volevano un posto in Giunta, ero pronto a rivedere l’Esecutivo ma poi non andava più bene, volevano di più. Dopo un mese di attesa la mia proposta è stata giudicata irricevibile. I voti avrei dovuto trovarli in Consiglio e così è stato, con l’appoggio di Forza Italia area Di Baggio. Avrei dovuto cedere ma sarei venuto meno alle mie prerogative, alla mia dignità». Cinque anni di lotte interne, in uno schema politico di certo difficile da poter gestire con serenità: in Regione alleati, ad Isernia nemici. «L’azione amministrativa ne è stata segnata – ribadisce – ma siamo andati avanti grazie ad uno zoccolo duro e a chi ha dato sempre fiducia alla mia persona». L’opposizione a prescindere, insiste il sindaco. «Mi amareggia perché non è dovuta a proposte, richieste per migliorare l’interesse dell’Ente, la qualità della vita dei cittadini. Non è mai pervenuto nulla, solo rivendicazioni personali per la distribuzione degli incarichi, richieste continue fuori da accordi elettorali presi. Io avverto forte il senso delle istituzioni – ammette d’Apollonio – del rispetto della legge, non ho nessun conflitto d’interesse, non ero ostaggio della politica ma lo sono diventato». Non solo la guerra quotidiana in Aula: quando d’Apollonio si è insediato ha trovato quello che non conosceva. I problemi reali. «Derivanti dai commissariamenti, dal forte indebitamente, dai contenziosi: questioni irrisolte, che non avevo creato e avevo il dovere di risolvere». L’azione amministrativa che ha messo in campo rientra nella sfera delle gioie di questi cinque anni. «Il contenzioso che ci avrebbe messo davvero in ginocchio è stato sistemato attraverso un lavoro di squadra e la disponibilità degli attori coinvolti, è stata chiusa la vertenza esattorie, abbiamo avviato i contratti per aumentare l’organico del personale. Una situazione drammatica, da ricostruire giorno dopo giorno. Ma lei sa che quando mi sono insediato il Comune non riusciva a riscuotere le tariffe idriche da cinque anni? Che c’era un solo dirigente? Quando mancano le figure apicali è ancor più complicato gestire la macchina amministrativa». L’elenco dei risultati di cui andare fiero è lungo: le scuole in sicurezza, nessun aumento delle tasse, l’aver portato risorse al Comune attraverso i fondi del Bando Periferie, del Contratto istituzionale di sviluppo, di quello per le aree urbane, la questione della piscina ormai risolta, la nuova palestra del Coni, il parco urbano della stazione da inaugurare non appena l’emergenza Covid lo permetterà, il recupero delle risorse destinata all’Acqua Sulfurea, andate in perenzione. «Un fiume di risorse che Isernia non ha mai avuto. E qui, invece, si parla di poltrone e poltroncine – si lascia andare, finalmente, d’Apollonio – il mio è stato un impegno totale, abbiamo ricostruito e riorganizzato l’Ente sotto il profilo finanziario». Ma è l’opposizione a prescindere che sembra non dare pace al sindaco. «Arrivare a votare contro le variazioni di bilancio in attivo, cioè dire no a risorse che entravano nelle casse del Comune… Io sono tranquillo, ho lavorato con correttezza, onestà e avendo ben chiaro il mio dovere. Non devo temere nulla, nemmeno le denunce. È stata una grande esperienza, soprattutto sotto il profilo amministrativo. Il sindaco è un politico atipico, a qualunque schieramento appartenga deve risolvere i problemi, deve cercare e trovare le soluzioni. Per questo non sono in campagna elettorale, mentre credo sia già iniziata in città e lo capisco dall’atteggiamento di alcuni consiglieri che hanno toni più aspri ma non portano alcuna proposta alla discussione». Conseguenza di questo quadro politico anche la revoca alla sua persona di fiducia in Giunta, Sonia De Toma. «Lei sapeva, i primi segnali li avevo avvertiti due anni fa». Anche questo capitolo, per il sindaco, fra i dolori di cinque anni, vissuti a parare colpi. Soprattutto dal centrodestra.
red.pol.

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