La pericolosa accelerazione nella circolazione del virus, che sembrava sotto controllo nei comuni della provincia di Isernia. E poi il cluster scoppiato ad Agnone, i casi che aumentano, le evidenti difficoltà che il sistema sanitario ha palesato nelle ultime tormentate settimane, cadenzate dalla strage silenziosa che ha portato a 349 decessi di cui 91 riferibili a cittadini che vivono nel territorio provinciale. Ma soprattutto la necessità di fronteggiare con tutte le armi a disposizione dei sindaci – i frontman della crisi Covid – l’avanzata di questa ondata, contraddistinta dalla variante inglese, per mettere in sicurezza il territorio. Accelerare sulla campagna vaccinale degli over 80, distribuire meglio i punti vaccinali, ragionare di programmazione circa l’uso delle strutture ospedaliere presenti in provincia in caso di una terza ondata. Per non farsi trovare impreparati, perché – anche se non è il momento delle polemiche – bisogna anticipare il virus e non inseguirlo. I sindaci fanno fronte comune, forse per la prima volta in questo anno di pandemia. Si sono riuniti, naturalmente in videoconferenza, sollecitati dal presidente dell’Ente di via Berta, Alfredo Ricci. Obiettivo? «Fare il punto della situazione sulle problematiche presenti sul territorio in questa fase delicata della pandemia e mettere in sicurezza tutto il territorio provinciale con proposte e iniziative unitarie» spiega il presidente della Provincia di Isernia. E dalla provincia di Isernia arriva il grido di dolore, l’Sos lanciato alla Regione e al Governo. «I numeri al momento – spiega ancora Ricci – sembrano non destare particolare preoccupazione, specie se confrontati con quelli della provincia di Campobasso. Ma la vicenda di Agnone, con l’esplosione del cluster di questi giorni, dimostra come la situazione sia tesa e possa cambiare da un giorno all’altro». Per questo, i sindaci hanno deciso di fare fronte comune in questa battaglia contro il nemico invisibile con l’unico obiettivo di tutelare i cittadini «la cui salute non conosce confini amministrativi» rimarca Ricci e di adottare ordinanze sindacali di contenuto sostanzialmente analogo per limitare le azioni quotidiane che i cittadini pongono in essere partendo dalla chiusura delle scuole. Ma ci ha pensato il Governo che, da ieri pomeriggio, accogliendo la richiesta della Regione, ha stabilito che il Molise – tutto – entrasse in zona rossa. L’idea base però potrà essere messa in pratica (ma si spera che non serva) quando il caso lo dovesse richiedere: sommare le ordinanze comunali, sostanzialmente identiche ed emanate per contenere il contagio, di fatto blinderà l’intero territorio provinciale. In questo senso, il presidente della Provincia ha ricevuto mandato dai sindaci di portare avanti questa strategia di messa in sicurezza del territorio provinciale sia sui tavoli regionali sia con il Prefetto. Appuntamento fissato già a questa mattina, a seguito dell’unità di crisi in programma per ieri sera. Ma non c’è solo il contagio ad agitare il sonno di tutti i sindaci della provincia. Un pensiero fisso, e non potrebbe essere altrimenti, è quello legato alle gravi problematiche in ambito sanitario. «Non c’è alcun intento polemico – spiega Alfredo Ricci -, il momento è delicato ed è doveroso che le Istituzioni restino unite. Anzi l’auspicio è che i toni siano abbassati. Tuttavia, i sindaci, presenti tutti i giorni tra la gente e sentinelle del territorio, chiedono che venga data immediatamente la giusta accelerata alla campagna vaccinale. Da circa una settimana si è iniziato con gli ultraottantenni ma si sta procedendo troppo a rilento, con interventi disarticolati sul territorio e con modalità organizzative che destano più di una perplessità per i rischi di assembramenti a cui gli anziani che si recano ai punti vaccinali si stanno trovando esposti. Se, da un lato, l’appello agli anziani è a rispettare rigorosamente l’orario assegnato per il vaccino, senza anticiparsi per evitare inutili file, dall’altro, i sindaci chiedono che vengano aumentati i punti vaccinali sul territorio per evitare agli anziani di dovere spostarsi verso luoghi affollati. Molti sindaci – rimarca Ricci – hanno già dato disponibilità di strutture comunali al riguardo. Inoltre, ancora non si conoscono i tempi per l’avvio dei vaccini a domicilio, mentre si attende che partano le prenotazioni per i soggetti affetti da patologie gravi a prescindere dall’età, per cui i vaccini sarebbero dovuti iniziare in concomitanza con gli ultraottantenni. E vi urgenza di passare, poi, alle ulteriori fasce, a partire dal mondo della scuola e delle Forze dell’Ordine». Per questo, l’appello è a superare i ritardi e a fare presto e bene perché soltanto una rapida e corretta campagna vaccinale può dare la giusta protezione. «La situazione delle strutture preoccupa fortemente: il Cardarelli è nelle condizioni note, si è visto cosa è accaduto al S. Timoteo di Termoli all’esplosione dei contagi in Basso Molise. Se dovesse esservi un aumento di casi anche soltanto paragonabile a quello che si è avuto nelle scorse settimane in basso Molise quale sarà il destino della provincia di Isernia e dei suoi cittadini? Su questo – spiega il presidente a nome di tutti i sindaci – la richiesta è quella di conoscere quale organizzazione sia stata programmata ove dovesse registrarsi un ulteriore aumento dei contagi nel proprio territorio. C’è un ospedale spoke, il Veneziale di Isernia, e due ulteriori strutture pronte, il SS. Rosario di Venafro e il Caracciolo di Agnone. Tre strutture su cui potrebbero distribuirsi, in caso di aumento di casi anche in provincia, i non- Covid, i Covid più gravi e i Covid-paucisintomatici, garantendo così cure adeguate a tutti i cittadini. Ma per fare questo c’è bisogno di programmazione, e, ad oggi, non vi è nessuna informazione a disposizione dei sindaci sulle strategie previste e da attuare in caso di ulteriore acuirsi dell’emergenza. Anche in questo caso, bisogna fare subito e fare presto, uscendo dalle polemiche e dalle contrapposizioni personali e politiche, facendo squadra e programmando in maniera seria, ma rapida, le strategie da porre in essere, e non aspettando e rincorrendo gli eventi. Perché questa volta il rischio è che gli eventi ci trascinino. E non possiamo permettercelo».

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