Un luogo dove poter chiedere e ricevere assistenza in totale sicurezza. Un ospedale dove, in questo annus horribilis, non si è mai acceso alcun focolaio Covid grazie ad una intuizione, quella che tutti i medici in servizio al Veneziale hanno sperimentato per primi, quando i protocolli erano ancora lacunosi complice l’imprevedibilità di quanto stava sconvolgendo l’Italia intera. E così, era il mese di maggio del 2020, i camici bianchi si sono confrontati sulle azioni da porre in essere per evitare che il maledetto virus entrasse nelle corsie, nei reparti, aggredisse medici, personale sanitario e pazienti. Nasce la zona grigia del Veneziale, che nei fatti si è rivelata l’arma in più per poter continuare a garantire la migliore assistenza sanitaria possibile. Ma la paura, purtroppo, ha preso il sopravvento e sono tanti, troppi i pazienti che rinunciano alle visite programmate, non si sottopongono agli accertamenti che invece dovrebbero continuare a fare. Lo racconta, con timori e preoccupazioni derivanti dalla conoscenza di quanto il rimandare sine die possa essere deleterio per le condizioni di salute, il dottor Antonio Biondi, dirigente medico del reparto di Oculistica del Veneziale. Nei fatti, l’unico nosocomio dove il Covid ha trovato la porta sbarrata. «Il nostro è un ospedale ‘pulito’ e non è un caso: la creazione dell’area grigia è stata studiata e realizzata, anche se in danno del reparto di Oculistica – racconta, sorridendo – che ora è stato spostato ma quella zona cuscinetto tra Pronto soccorso e reparti di degenza funziona, ha evitato che scoppiassero cluster all’interno dell’ospedale. Che quindi è sicuro». L’area grigia ospita i pazienti che arrivano in Pronto soccorso, sono sottoposti al doppio tampone molecolare che di fatto ne certifica con assoluta certezza la negatività. Il senso di quello che è un vero e proprio accorato appello a non rinunciare alle cure è tutto racchiuso nei numeri che certificano come quasi la metà di chi avrebbe dovuto essere sottoposto ad una visita programmata, ad un controllo ha preferito disdire. Troppa la paura di entrare, il timore di contagiarsi, di dover poi finire ricoverato, da solo e senza nessuno che porti conforto. Sono soprattutto gli anziani i più timorosi, del resto sono le persone che il Covid preferisce aggredire. I soggetti fragili, che da un anno vivono isolati dal mondo e in un triste esilio, privati di ogni rapporto familiare. Una bolla dolorosa, per chi ci vive dentro e per chi – per scelta – resta fuori. «Ma non c’è solo il Covid – commenta Biondi che è anche rappresentante sindacale della Cisl Medici -, la maggior parte dei pazienti preferisce rinunciare alle cure o attivare percorsi domiciliari. Accade in Medicina ma anche in Oncologia». Un dramma nel dramma, purtroppo: quegli appuntamenti saltati per la paura, il timore che prende il sopravvento sulla indispensabile tutela della propria salute sono argomento di confronto quotidiano tra i medici del Veneziale che, da un anno, dopo quella intuizione dell’area grigia – poi replicata negli altri ospedali molisani – non hanno registrato casi fra i pazienti del nosocomio. Ed è a chi ha paura, a chi preferisce saltare quell’appuntamento che invece è indispensabile, che il dottor Biondi si rivolge. Ma la sua è la voce di tutti i medici impegnati al Veneziale che ai pazienti raccomandano di non perdere tempo e non trascurare la salute.
ls

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