Un meccanismo ben collaudato, che avrebbe retto – secondo le tesi degli inquirenti – per almeno due anni e che avrebbe fruttato complessivamente sui 30mila euro.
Per uno strano gioco del destino, la parola fine – con i provvedimenti giudiziari conseguenti – è stata scritta nel giorno dedicato da sempre agli scherzi. Il primo aprile, infatti, l’addetto allo sportello Cup per la riscossione dei ticket sanitari in servizio presso gli uffici Asrem di Venafro è stato sospeso dal servizio in esecuzione di una specifica misura cautelare. L’inchiesta – condotta sottotraccia dal Nas dei Carabinieri di Campobasso, diretta dal pm Alessandro Iannitti e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Isernia Carlo Fucci – ha consentito di scoprire il meccanismo che l’uomo, adesso accusato di peculato, avrebbe messo in piedi per intascare i proventi dei pagamenti delle prestazioni sanitarie di ignari contribuenti.
Secondo gli inquirenti l’impiegato, dopo aver incassato il denaro pagato dagli utenti per avere accesso alle prestazioni sanitarie e dopo aver rilasciato la quietanza di pagamento, cancellava le prenotazioni dal sistema telematico, ovviamente all’insaputa dei laboratori. In pratica, la prestazione veniva erogata ma gli importi derivanti dalla riscossione dei ticket invece di finire nelle casse dell’azienda sanitaria regionale venivano intascati dall’indagato, accusato per questo motivo di peculato. Nel corso dell’attività di indagine, è stata sequestrata la documentazione amministrativa e sanitaria necessaria per consentire l’esatta configurazione della condotta dell’impiegato dell’Asrem e la quantificazione del danno erariale che è stato stimato in circa 15mila euro l’anno nel periodo compreso tra il 2018 e il 2020.