Sembra un muro, di gomma, quello contro il quale rimbalzano gli sos che arrivano dal Veneziale. Ieri, in attesa di essere trasferiti nei reparti, c’erano 25 pazienti. Fra queste persone che sembrano ‘sospese’ in un limbo, anche due donne che purtroppo non sono riuscite ad aspettare i tempi dettati dal doppio tampone al quale tutti devono sottoporsi prima di essere ricoverati per escludere alcuna ipotesi di contagio. In gravi condizioni entrambe, sono spirate in ospedale.
Nel nosocomio non c’è affatto aria di resa rispetto a quello che, da più voci, sembra un epilogo già scritto per la struttura che rappresenta l’unico ospedale della provincia.
Il primario del Pronto soccorso, Lucio Pastore, ieri mattina ha alzato la cornetta e ha chiesto un appuntamento con il prefetto Gabriella Faramondi che, per uno strano gioco del destino, in quei minuti si presentava alla città nel corso di una conferenza stampa offrendo la sua collaborazione per la città e per la comunità.
«Spero mi riceva al più presto – spiega Pastore – ho evidenziato la situazione di rischio che viviamo quotidianamente insieme ai pazienti che arrivano al Veneziale. In questo momento, ho cinque pazienti in area grigia: sono risultati negativi al primo test ma devono aspettare il secondo tampone. E poi… uno, due.. tre….». Il primario conta, conta.. e arriva al numero 23. Sono i pazienti che, alle 19 e 30 circa di ieri sera, erano in attesa nel Pronto soccorso. Da lì, solo qualche giorno fa, è stato lanciato l’ennesimo sos alla dirigenza dell’Asrem con la richiesta, messa nero su bianco, del blocco dei ricoveri. «Nessuna risposta» commenta laconico Lucio Pastore. «Una sorta di tacito annullamento del problema, che si scontra contro un muro di gomma. Le cose, evidentemente, devono andare così, per arrivare alla soluzione finale». Anche il sindacato degli anestesisti si sarebbe messo in moto per chiedere lumi sull’utilizzo del modulo contenente i sei posti di terapia intensiva, consegnati la scorsa settimana ma non ancora attivati per mancanza di personale. «Una scatola vuota, utile per la passerella politica» avevano commentato nelle ore successive dal circolo del Pd. Ad oggi quel modulo, posizionato nelle immediate adiacenze del Pronto soccorso senza soluzione di continuità, non è utilizzato nonostante la possibilità di farne una ulteriore ‘area grigia’. Ma il problema è sempre lo stesso: la carenza cronica di personale.
«Abbiamo anemici che necessitano di trasfusioni, pazienti con aritmie cardiache da trattare anche per giorni, pazienti ortopedici con fratture buttati su lettighe, scompensi cardiaci , pazienti con scompensi metabolici importanti, pazienti con quadri di ischemie od emorragie cerebrali – spiega Pastore, ricapitolando la situazione registrata negli ultimi giorni -, i dirigenti medici sono attualmente cinque, uno è spesso fuori per malattia, forse legata allo stato di stress. Questi medici sono affiancati da personale non autonomo, a partita Iva, co.co.co. provenienti dal Venezuela, medici del 118. Uno strutturato deve sempre affiancare questo personale non autonomo. Siamo aiutati da qualche medico di altri reparti, che viene a svolgere attività aggiuntiva in Pronto Soccorso. Tra l’altro dobbiamo tener aperto anche quello di Agnone. In queste condizioni, nonostante l’inaugurazione dei moduli di terapia intensiva in cui, gli eventuali pazienti non si sa con quale personale dovrebbero essere seguiti, stiamo lavorando al limite della sopportazione ed in condizioni oggettivamente pericolose per il personale e per l’utenza. Più volte abbiamo segnalato alla direzione questi disagi senza avere risposte. Benvenuti al Pronto Soccorso Kabul…..».
ls

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