Gli episodi di aggressione dei detenuti ai danni degli agenti di Polizia penitenziaria sono cresciuti, anzi esplosi, del 4mila per cento, secondo quanto sottolineato da autorevoli fonti sindacali. L’ennesimo è andato in scena nelle ultime ore e ancora vede protagonista la casa circondariale e di reclusione di Larino, di recente anche coinvolta in una vicenda giudiziaria. Il clima non è certamente dei migliori. «Ancora un fatto violento all’interno delle carceri molisane, ancora violenza ignobile nella struttura detentiva di Larino», la denuncia del Sappe nazionale. Matteo del Re, segretario regionale per il Molise del Sappe, racconta quanto avvenuto martedì scorso nel carcere larinese: «Nella serata del 3 gennaio, presso la Casa circondariale di Larino, due detenuti hanno dato vita ad una protesta violenta e ingiustificata al momento che il poliziotto stava chiudendo le porte delle celle, che erano aperte dal mattino essendo la Sezione a regime aperto. I due si sono infatti rifiutati di rientrare e, ai richiami dell’Agente di servizio, hanno reagito con violenza, spruzzandogli contro i contenuti di un estintore di cui si erano proditoriamente impossessati. Per fortuna, il tempestivo intervento degli altri colleghi ha impedito peggiori conseguenze per l’Agente, contro il quale i due detenuti si erano scagliati. L’agente è rimasto comunque ferito ad un occhio ed è poi stato condotto in ospedale. Ancora una volta, dunque, il Sappe deve segnalare l’ennesimo episodio di aggressione in un carcere regionale. La carenza di organico nelle carceri molisane non è più tollerabile, soprattutto se si tiene conto delle oggettive difficoltà del Personale a gestire detenuti problematici e psichiatrici. Al collega contuso va la mia solidarietà e l’augurio di una pronta guarigione». Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime solidarietà al poliziotto contuso a Larino ed è impietoso nella sua denuncia: «Cambiano governi, Ministri della Giustizia e Capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma non cambia l’indifferenza verso le violenze che quotidianamente subisce la Polizia Penitenziaria: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. Ma sembra che a nessuno freghi nulla. Importante e urgente è invece prevedere un nuovo modello custodiale. È infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Non è certo lasciandoli ore a far nulla nelle celle e nei corridoi delle Sezioni che si favoriscono condizioni di trattamento e rieducazione come prevede la nostra Carta costituzionale. È necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie». Per Capece, «servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie. Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. La Polizia penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una Amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità».