Come hanno sottolineato anche due amministratrici che hanno avuto l’onere e l’onore di testarsi a distanza di 5 anni, con ottimi risultati, peraltro, Larino per la prima volta da molto tempo a questa parte rielegge un sindaco che si presenta al tagliando elettorale. Avviene con Pino Puchetti e la sua “Siamo Larino”, lista che ha “corretto” politicamente percorso e presenze rispetto a 5 anni prima, poiché parte della maggioranza che lo sostenne nel 2018 l’aveva abbandonato strada facendo. Capita anche questo a Palazzo Ducale, ma come sta accadendo sempre più spesso, i referendum proposti alla collettività vedono riconoscere il lavoro svolto e nonostante la pandemia e le criticità della sanità, basti pensare al Vietri, è emerso l’impegno nella valorizzazione e nella promozione del territorio, specie con le manifestazioni dell’ultimo inverno, che hanno fatto involare l’amministrazione uscente, ne siamo certi. Dall’altra parte la compagine “Insieme per Larino”, col candidato sindaco Vito Di Maria, non ha saputo evidentemente rappresentare quella novità dirompente, forse indebolita dai troppi distinguo emersi subito dopo la presentazione della lista. Oltretutto, il partito dei sindaci uscenti ha prevalso di fatto ovunque e non è un caso che i due candidati presidenti alle Regionali siano proprio primi cittadini. Il Covid ha fidelizzato il rapporto con chi indossa la fascia tricolore. Puchetti ha voluto ringraziare tutti coloro che lo hanno supportato, sia la sua squadra, capace di condividere un progetto frutto dell’esperienza maturata, programma compreso dall’elettorato, che ha privilegiato il costrutto rispetto alla polemica e alla denigrazione dell’avversario. Infatti, Puchetti ha solo alzato toni nel corso dell’ultimo quinquennio quando ha dovuto difendere gli interessi della comunità frentana, spesso verso chi era a Palazzo Vitale, ma si è adoperato anche con numeri risicati in Consiglio, tanto che ha così incassato la fiducia di due ex consiglieri di opposizione, poi in squadra con lui. A Larino hanno votato in 4.142, pari al 62,86%, addirittura in aumento rispetto al 62,60% di 5 anni fa. Nell’ordine dei 14 punti il divario maturato, 57% a 43%, con numeri definitivi che hanno ritardato a causa di una delle sei sezioni, le cui operazioni di scrutinio si sono allungate oltre l’ora di cena di ieri.