Entrato nel vivo il processo che mira ad accertare le responsabilità per la morte sul lavoro di Massimo Roberti, il 40enne deceduto per le conseguenze di una caduta da un capannone avvenuta nell’agro di Mafalda il 4 aprile 2019. Sono state ascoltate giovedì scorso nel tribunale di Larino le deposizioni dei testi chiamati in aula.
L’uomo, che era titolare di un’azienda di carpenteria con sede a Fresagrandinaria, perse l’equilibrio cadendo per 8 metri dal capannone su cui stava sostituendo dei pannelli. Sono tre gli imputati ritenuti responsabili a vario titolo della sua morte: il titolare del capannone di San Salvo, assistito dai legali Clementina De Virgilis e Adelmo D’Alò, il titolare della ditta che eseguiva i lavori insieme a quella di Roberti, difeso dagli avvocati Giuseppe Mancini e Arnaldo Tascione, e il direttore dei lavori di ristrutturazione, assistito dagli avvocati Giuseppe La Rana e Gaetano Di Stefano. I legali Maria Grazia Tana e Franco Lella assistono invece la famiglia di Roberti, che si è costituita parte civile.
L’udienza è stata aggiornata a gennaio del prossimo anno, quando verranno ascoltati altri periti. In quel tragico giorno di 4 anni fa, purtroppo, all’arrivo dei soccorritori del 118, avvertiti subito, non ci fu nulla da fare per Massimo Roberti. L’incidente intorno alle 10. Sul posto giunsero i Carabinieri della locale stazione e della compagnia di Termoli. Sulla salma del 40enne fu eseguita anche l’autopsia.