Un gigante dei nostri tempi. Ci sono personaggi la cui caratura la si scopre in ritardo, forse fuori tempo massimo. Non che del maestro fotografo Paolo Di Paolo non si avesse contezza circa il genio nel fissare immagini immortalando pezzi di storia, ma quel che è venuto fuori in queste ore postume alla sua scomparsa lo ha reso ancora più grande ai nostri occhi. Ha chiuso gli occhi lunedì scorso, ricoverato all’ospedale San Timoteo di Termoli, e ieri ne è stato celebrato il funerale, da padre Vincent, alla chiesa di San Francesco, ovviamente a Larino. A scandire la sua esistenza le parole della figlia Silvia, il cui intervento ha aperto la funzione religiosa: «Il suo senso etico, la rettitudine morale insieme alla sua ironia. La sua tenacia, il suo ottimismo ad oltranza, e quel suo non volersi mai mettere in mostra. Ed ancora, l’amore ed il rispetto per la sua terra da cui era partito con una valigia di cartone nel 1949 acquistando un biglietto di terza classe. Una Larino che però non ha mai dimenticato, e dove spesso tornava, dove continuava a coltivare i ricordi del cuore, a ricordare i giochi da fanciullo in via Cluenzio e la festa di San Pardo, quel suo devoto suonare il campanaccio delle mucche dinanzi alla cattedrale al momento del rientro della statua del santo in basilica». Luogo di culto che solo lo scorso anno ospitò la mostra ’I fiori di San Pardo’, con le splendide immagini del maestro, che segnarono anche la rinascita locale dopo il biennio di pandemia. Come raccontato da chi l’ha vissuta in prima persona, quella di ieri mattina è stata «Una cerimonia semplice, ma profondamente vera e rispettosa di un uomo, di un’artista della comunicazione, che ha saputo vivere il suo tempo, ha saputo cogliere particolari inediti dalla quotidianità che viveva, ha saputo immortalare per sempre non soltanto i divi del cinema ma la realtà delle piccole cose, la bellezza di un luogo vissuto come persona dove però il suo occhio attento sapeva donarli nuove policromie di luci». La stessa figlia Silvia non ha dimenticato la colonna che è stata al fianco del maestro, per oltre mezzo secolo, la madre Elena: «l’ha supportato, sopportato ed amato per oltre 50 anni», ricordando la riscoperta delle sue foto avvenuta per caso, attraverso cui tutti hanno potuto ammirare la grandezza del maestro Di Paolo, ora è nelle sue mani, invece, come dimostra la frase “testamentaria”: «Grazie per tutto quello che ci lasci e lasci a tutti noi». Non poteva manca il sindaco in fascia tricolore, Giuseppe Puchetti, le cui parole hanno reso omaggio sia all’evento culturale della primavera 2022 che alla stessa carriera artistica di Paolo Di Paolo. Il primo cittadino ne ha ricordato anche la cittadinanza onoraria, poiché «Il suo essere stato larinese nel cuore, in ogni dove è giunta la sua arte. Un larinese che ha fatto la storia e rimarrà nella storia». Ma a emozionare, sul serio, sono state anche le frasi rivolte da un alto ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, il generale di corpo d’armata e comandante delle unità mobili e specializzate della Divisione ’Polidoro’, Gianfranco Cavallo: «Lui era la comunicazione. Per quasi sessanta anni ha curato e diretto il calendario storico dell’arma dei carabinieri e tante altre pubblicazioni della Benemerita. Questo lato della sua vita artistica non è molto conosciuto (ciò naturalmente non vale per voi presenti) ma il maestro è stato per noi un padre. Era più carabiniere lui che noi. Mi onoro di essergli stato amico, di aver condiviso con lui momenti di umanità, impegno, passione perché davvero lui aveva milioni di idee e non soltanto le realizzava. Basti pensare al nostro calendario che prima di lui era stampato in 50mila copie e con lui è arrivato alle attuali 2,5 milioni di copie, con le sue storie riprodotte in decine, centinaia di tavole frutto del suo lavoro documentale, della sua prodigiosa memoria. Una persona eccezionale!»
Il luogotenente dell’Arma Antonio Di Paolo, l’amico del maestro, ha letto l’intervento del generale Luigi Robusto che ha ricordato l’amore per la storia del Di Paolo, la sua passione, la sua tenacia ed onestà. «Con il suo impegno sempre giovane ha dato identità e colore alla storia e all’istituzione di cui faccio parte. Le sue opere sono delle icone che fanno scuola a chi vuole conoscere l’Arma. Benemerita che lei ha onorato. Grazie maestro è stato bello conoscerla davanti ai nostri occhi c’era un uomo, un sognatore entusiasta della vita che con una macchina a colori è stato capace di cogliere ogni sfumatura». Sempre Antonio Di Paolo ha poi suggellato la cerimonia funebre, portando in emersione i ricordi legati alla loro amicizia e quel non avergli mai dato del tu, ma anche l’incredulità del maestro nel vedersi riconoscere tutte le cose che sapeva fare. «Noi siamo oggi testimoni di un evento, una stella che è passata nel firmamento del cielo. L’assenza di Paolo Di Paolo si farà sentire». Unanime cordoglio per la moglie Elena, i figli Silvia e Michele, i nipoti, tutti si sono stretti attorno alla famiglia. Un tributo che segna un legame perenne del maestro con la sua città. Sull’attenti all’uscita del feretro, con l’omaggio vero e sincero della Benemerita, rappresentata anche dai colonnelli Delle Grazie e Cecere, il tenente colonnello Vitiello, il comandante della compagnia Petruzzella e quello della stazione D’Alessandro.