Maltrattamenti in famiglia, vera e propria piaga sociale nel basso Molise. È stato arrestato dai carabinieri della Compagnia di Larino il giovane che ha minacciato di morte il padre e lo ha picchiato, anche alla presenza dei militari. Si conclude così, nella peggiore dei modi, la vicenda di un nucleo familiare che, al netto dei torti e delle ragioni delle controparti hanno visto il tristo epilogo di un genitore aggredito che, anche per amor di padre, ha sporto denuncia contro il proprio figlio. È la storia di un ragazzo, che già qualche mese addietro aveva molestato la propria fidanzata, risultando poi destinatario di un provvedimento di divieto di avvicinamento alla stessa ragazza, previsto proprio dalle ultime modifiche in tema di “codice rosso”. Questa volta il giovane, a seguito di una furibonda lite, si è scagliato con il padre, aggredendolo e minacciandolo di morte. A nulla son valsi i tentativi di un genitore che, pur di salvare il proprio figlio, ha richiesto l’intervento dei militari, cercando giustizia verso il sangue del proprio sangue. E neanche l’intervento dei militari ha, poi, calmato il ragazzo il quale si è scagliato nuovamente contro il padre minacciandolo di morte e facendo scattare la pena più severa, ovvero il carcere. È una storia che vede le ragioni del cuore andare verso una direzione diametralmente opposta a quelle della ragione, ma che seguono lo stesso “filo rosso”, cioè quello dell’amore di un padre verso il figlio. Rosso come il codice attivato proprio in queste situazioni che, ormai tristemente attuali, portano le vittime ad aggrapparsi all’unica ancora di salvataggio chiamata Stato. In sede di giudizio, la magistratura ha disposto la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare, con il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati alla parte offesa per motivi di lavoro o familiari, con divieto assoluto di mettersi in contatto con la stessa parte offesa in qualsiasi modo, anche attraverso interposta persona, per telefono e telematico. “Possiamo aiutarvi” è quanto ripetono, senza sosta, i militari dell’Arma dei carabinieri anche al termine di questa vicenda, invitando sempre a contattare il 112 per qualsiasi problematica. Lo Stato c’è e risponde, affinché quel (codice) rosso di violenza e brutalità, con una sola chiamata, possa trasformarsi nel colore dell’amore e della giustizia.

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