Interi raccolti danneggiati seriamente dalle incursioni degli ungulati. «Questo orzo doveva finire nella pancia dei miei animali – dice disperato Fernando Ciocca, allevatore di Riccia, in un video rilanciato sulla pagina facebook del “Comitato allevatori e agricoltori del territorio” – è finito invece, prima ancora di crescere, nella pancia dei cinghiali». Il fenomeno sempre più incontrollato sta mettendo a dura prova la pazienza del mondo agricolo stritolato anche dal caro gasolio e dal prezzo più che triplicato del concime. Ma fermare le scorribande di questi ungulati, divenuti i saccheggiatori del territorio, sembra davvero una mission impossibile. La misura però è davvero colma per agricoltori e allevatori che lanciano una provocazione alla politica, immobile di fronte a un problema serio. Ed è sempre il signor Fernando a farsi portavoce del disagio di un settore che paga un prezzo carissimo per le scorribande degli ungulati. Mostrando i fienili vuoti, l’allevatore di Riccia minaccia un’azione eclatante: «Per i nostri animali non c’è nulla da mangiare, gli daremo allora una possibilità come voi l’avete data ai vostri cinghiali. Tutti insieme noi allevatori una mattina slegheremo i nostri animali e li manderemo sulle vostre strade, così finalmente capirete. Voi avete dato una possibilità di sopravvivenza ai vostri cinghiali, noi la daremo ai nostri animali. Lo faremo», promette Fernando gridando tutta la sua disperazione in un video che sui social ha raccolto centinaia di like. Segno che il problema è molto grave e va risolto. Come? Il Comitato le sue proposte le ha avanzate. L’idea è quella di effettuare braccate mirate (cosa ben diversa dalla caccia di selezione), con il controllo delle forze dell’ordine preposte, in territori che non ricadono in siti di interesse comunitario. In tali zone, infatti, si trova gran parte delle colture devastate. Altro suggerimento è di fare un piano di semina di colture a perdere in territori poco vocati a colture da reddito (e che magari coincidono con siti di interesse comunitario) dove i cinghiali verrebbero spinti dalle braccate e rimarrebbero per la presenza del cibo. Infine donare la carne degli animali abbattuti (dopo i controlli sanitari e la macellazione) a persone che versano in stato di necessità.