Un appello al governatore, al presidente del Consiglio regionale e a tutti i consiglieri a sostenere la battaglia dei cittadini del Fortore per scongiurare la colonizzazione di questa porzione di territorio e più in generale del Molise. Una battaglia contro chi guarda solo al profitto e mette in dubbio l’unica risorsa che rimane in questa regione: un ambiente sano e incontaminato per può diventare volano di sviluppo. Il Comitato Riccia Borgo Pulito si rivolge direttamente agli interlocutori più autorevoli bypassando gli eletti locali contro cui si scaglia senza mezzi termini.
«Il 31 maggio scorso il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza una mozione, prima firmataria la consigliera Fanelli, con la quale impegnava il presidente della Giunta regionale a porre un vincolo paesaggistico su una zona a confine tra i comuni di Riccia e Cercemaggiore, territorio dove è previsto l’insediamento di due impianti a energie rinnovabili, uno a biometano e l’altro eolico. Quella mozione – sostiene il Comitato – spacciata come la soluzione definitiva per bloccare la realizzazione di quegli impianti e soprattutto, quello che più ci interessa, dell’impianto a biometano, in realtà conferma quello che il Comitato Riccia Borgo Pulito afferma da quattro mesi: la sostanziale volontà, da parte dell’amministrazione comunale di Riccia e dei suoi politici di riferimento, a voler realizzare la “centrale” cercando di scaricare di volta in volta le responsabilità su altri: il progetto per la realizzazione di quell’impianto è stato approvato, violando norme urbanistiche e ambientali, il 22 ottobre 2021 e nessun provvedimento, nemmeno quello proposto dalla consigliera Fanelli, può avere effetto retroattivo e quindi bloccarne l’iter. Il comitato Riccia Borgo Pulito, con i suoi 700 aderenti e forte del consenso della quasi totalità della popolazione di Riccia e il sostegno di altre amministrazioni, una per tutte quella di Cercemaggiore, si appella a tutti i consiglieri regionali che hanno votato quella mozione affinché la riprendano in esame ristabilendo la verità.
Ancora una volta ribadisce tutte le perplessità sulla costruzione di un impianto industriale in una zona agricola, assolutamente estraneo al contesto economico e produttivo di quel territorio, i rischi, da più parti denunciati, di autorizzare una società della provincia di Caserta con soli 1.000 euro di capitale a realizzare un impianto del costo di almeno 12 milioni di euro, in un settore, quello dei sottoprodotti agricoli, che purtroppo, come la storia dimostra, troppo spesso si è prestato a pratiche illegali che hanno devastato, da un punto di vista ambientale, vaste aree portando malattie e morte. Come da sempre denuncia il “Comitato”, quella “Centrale”, autorizzata in violazione delle norme urbanistiche e ambientali, può essere bloccata solo dal comune di Riccia utilizzando la legge 241/90».