Può un evento, una serata speciale in cui, ad esempio, parlando di moda, di eleganza, di bellezza femminile, di capacità artistiche e artigianali agli abitanti di un piccolo centro come Limosano o Civitacampomarano, riuscire a sensibilizzare il pubblico e farlo riflettere su questa orribile violenta sopraffazione chiamata “femminicidio”? Un fenomeno, o meglio una piaga per cui ogni giorno, come un bollettino di guerra, sentiamo scandire nomi, età, di donne uccise dai loro partner. Eppure è questa la scommessa messa in campo da un’imprenditrice romana di successo, Anna Capitano, organizzatrice di eventi soprattutto di moda, attraverso i quali intende sensibilizzare le comunità e sollecitare le stesse Amministrazioni nell’adoperarsi per trovare rimedi, soluzioni ai tanti problemi sociali che ci affliggono spaziando da quelli di carattere sanitario a questo, oltremodo tragico, della violenza sulle donne.
Chi l’ha detto che nei nostri paesi l’estate debba spendersi all’insegna di “funnatieglie, pallotte cace e ove, fasciuole, taccozze e, turcinielle” ? Mica siamo prodotti di uno zoo che apre i cancelli per attirare la curiosità di eventuali visitatori che giungono per vedere se questo Molise esiste davvero o, pur esistendo, non è visibile a tutti, manco fosse il binario 9 e ¾ dei romanzi di Harry Potter? Noi siamo ben disposti ad ospitare! Abbiamo bellezze da mostrare, storie poco conosciute da raccontare e, anche in fatto di pietanze, siamo capaci di far leccare i baffi anche ai più esigenti gurmet. Vogliamo però che l’estate risulti un’occasione di crescita per tutti, per coloro che vengono da fuori ed hanno la possibilità di conoscerci, per noi stessi che costituiamo la geografia antropica del territorio fatta di soggettività umana e specificità storica e paesaggistica.
Risulta meravigliosamente strano che ad esprimere tale esigenza sia la periferia, i nostri paesi più piccoli dai quali abbiamo cancellato storia, cultura e vitalità piuttosto che il capoluogo, dove, in modo ripetitivo, si assiste alla metamorfosi di assessori che dovrebbero promuovere la cultura e invece si trasformano in impresari, solleciti ancor più della SIAE nel redigere borderò per artisti, per animatori delle serate estive sui quali investono il successo dei propri consensi elettorali. Anna Capitano ha trovato alleate, per quella che oramai può essere considerata una sua mission, tra le donne di Trivento, Oratino, Limosano che lavorando l’uncinetto hanno trasformato i loro piccoli capolavori artigianali in elementi di arredo urbano per testimoniare la voglia di resistere, di esserci, e tenere accesa la speranza che si possa costruire un futuro anche per coloro che vivono la periferia. Quel filo che le ha unite non può spezzarsi bensì unirle attraverso iniziative che le rendono forti, incisive, generose nell’abbracciare e condividere e far proprio il dolore di altre donne.
Il femminicidio traccia un solco di dolore incancellabile. Si uccidono donne che sono madri, sorelle, figlie di qualcuno. Quel sangue che si allarga sotto quei corpi martoriati continua a bruciare nel cuore e nell’anima dei figli diventati improvvisamente vittime, penetra le membra delle madri che quelle vittime hanno partorito, lacera le carni di quelle che pur senza volerlo hanno generato figli assassini e sanno che per loro non ci sarà mai pietà o perdono. In tutto ciò le Istituzioni stanno a guardare senza promuovere politiche di sostegno, case di accoglienza, centri di ascolto e di assistenza psicologica e legale.
Ben accetta dunque la creatività dell’event planner Anna Capitano che attraverso due serate programmate per il prossimo 12 agosto a Civitacampomarano e, il giorno 13 a Limosano, si muove nell’organizzare le location con lo stesso rigore che sfodera quando mette in scena eventi nelle sale dell’Hotel Quirinale della Capitale o in quelle del Ristorante Coste del Lago di Limosano perché, il pubblico è pubblico, sia che viva in Molise che altrove. Il pubblico, i cittadini vanno rispettati, informati e, il castello angioino di Civitacampomarano è un monumento da vivere tant’è che l’ultimo proprietario, il Giudice Calzona, lo ha venduto allo Stato sperando che non rimanga chiuso ma messo a disposizione del pubblico. E poi ci sono artisti locali da valorizzare, far conoscere, donne che si impegnano nel contrastare la violenza come Maria Grazia La Selva dell’Associazione “Libera Luna” voluta da Padre Lino per porgere aiuto alle donne in difficoltà. Donne che si interessano di arte e lo fanno abitando nei piccoli centri come Daniela Del Gobbo stilista e docente di moda negli istituti professionali di Campobasso e Napoli e la Fashion Designer Samantha Scherzi. Insomma due serate di spettacolo, musica, moda, informazione per stare insieme, anche per divertirsi nel prendere atto che abitiamo un villaggio globale e, nulla purtroppo, può esserci estraneo e tutto il bene come il male del mondo anche se non lo vogliamo, ci coinvolge.
Vittoria Todisco