Fedeli delusi e amareggiati. «Se ci fosse stato don Peppino una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere».
Don Peppino, al secolo Giuseppe Di Iorio, è l’ex parroco di Cercemaggiore, trasferito qualche mese fa dai vertici della Curia campobassana a Riccia. Trasferimento che ha sollevato e continua a sollevare polemiche in paese.
Cosa è accaduto? Cercemaggiore è nota per le sue numerose contrade. In una di queste – contrada Cappella – vi è una edicola votiva realizzata in onore di San Donato. Domenica sera, alle 19.30, era in programma la celebrazione della santa messa. Secondo il calendario liturgico, infatti, San Donato si celebra il 6 e 7 agosto.
Il prete che ha preso il posto di don Peppino ha, tra l’altro, realizzato un gruppo Whatsapp mediante il quale quotidianamente informa i fedeli sul programma del giorno. Il messaggio del 7 agosto recava, tra le altre attività, la santa messa in contrada Cappella.
Di fatto, però, tra lo stupore dei numerosi fedeli che erano accorsi, nessun religioso si è presentato per officiare il rito. Trascorso un tempo tollerabile di attesa, è partita una serie di telefonate. Il parroco titolare pare fosse fuori, i sostituti pure. Ad un certo punto si è appreso, tra una chiamata e l’altra, che sarebbe dovuto arrivare un sacerdote dall’area Matesina. Di fatto a contrada Cappella non si è presentato nessuno e la santa messa non è stata celebrata.
Un’inezia, per carità, rispetto ai tanti problemi che affliggono il mondo. Intanto i cercesi non l’hanno presa bene. Anzi, l’assenza è stata vissuta come un ulteriore torto subito e continuano a ripetere: «Se ci fosse stato don Peppino non sarebbe accaduto. Cosa aspettano a farlo tornare?».
Tra le varie telefonate, è stato messo al corrente anche il sindaco. Contattato dalla redazione, Gino Donnino Mascia è rimasto abbottonato: «Quello che avevo da dire sul trasferimento di don Peppino l’ho esplicitato a suo tempo in maniera chiara e inequivocabile a chi di dovere. Ognuno deve assumersi le sue responsabilità. Posso solo aggiungere che un fatto del genere non conosce precedenti nella nostra comunità».
Adesso tra i fedeli oltre al malcontento trapela preoccupazione per il futuro. Tra le ragioni per cui con una lettera aperta sottoscritta da migliaia di residenti si era chiesto di posticipare al 2023 il trasferimento di don Peppino vi erano gli eventi organizzati in occasione degli anniversari della concessione e dell’arrivo in paese delle reliquie del patrono san Vincenzo martire: la concessione, a Roma (280 anni) e il loro arrivo a Cercemaggiore (250 anni). Per queste due ricorrenze era stato allestito un cartellone molto nutrito di eventi di concerto tra i comitati, il Comune e don Peppino. Ascoltando i fedeli pare che il programma si sia arenato da quando l’ex parroco è stato trasferito a Riccia.
Insomma, niente di che – sia chiaro – rispetto ai problemi seri, quali pandemia, guerra, crisi. È altrettanto evidente che disattendere le attese di una comunità, soprattutto quella anziana che è molto legata ai riti e alle tradizioni religiose, non è una buona condotta.
È evidente che la nuova gestione della parrocchia non è molto gradita ai cercesi. Sembrerebbe che la presenza nel corso delle funzioni sia di gran lunga inferiore rispetto a quando celebrava don Peppino. Che con un duro lavoro aveva avvicinato tantissimi giovani alla parrocchia, anche mediante l’utilizzo di metodi poco ortodossi.
Ma questa è un’altra storia. Il punto oggi è che decine di fedeli hanno atteso per un paio d’ore il parroco che non è mai arrivato e si sentono quasi in colpa per non aver potuto rendere omaggio a San Donato.
ppm