Le istituzioni sembrano essersi dimenticate di loro, eppure nessuno dei residenti di contrada Mariano ha intenzione di mollare la battaglia intrapresa da 11 anni a questa parte, ma che ora sta generando un’esasperazione insopportabile.
Le cinque famiglie che abitano nella zona periferica del piccolo centro campobassano sono sul piede di guerra, condannate all’isolamento a causa dei mancati interventi atti a sanare la tristemente nota frana che dal 2003 sta martoriando il territorio e che ha già causato danni alle case, lo smottamento della Statale nel tratto sottostante e, soprattutto, lo sgretolamento della stradina comunale che collega le abitazioni alla SS 645.
L’arteria rappresenta l’unico collegamento per i residenti di quell’area verso qualsiasi destinazione.
In realtà il tratto era percorribile in un lontano passato, ovvero prima che la tremenda alluvione di 11 anni fa interessasse il Molise e che causasse, tra gli altri eventi, la frana di Pietracatella.
Quell’arteria da allora somiglia maggiormente ad un percorso a ostacoli ed è impossibile percorrerla se non con un trattore.
Auto, mezzi pesanti o d’emergenza non riescono a transitare su quei 100 metri di asfalto sgretolato e nonostante la gravità del problema, sulla vicenda regna un silenzio assordante.
“Se dovessimo aver bisogno di un’ambulanza come faremmo?”, si chiede Bruno Maselli, che vive con la sua famiglia in contrada Mariano e che nel corso degli anni ha dovuto materialmente, insieme ai vicini di casa, coprire i buchi formatisi sulla sede stradale utilizzando sabbia e breccia.
Nell’arco del lungo tempo intercorso dall’inizio del movimento franoso ad oggi è stato adottato un solo provvedimento, utile a tamponare il problema per 12 mesi.
Nel 2011, grazie ad un contributo di 20mila euro, la strada è stata parzialmente ristrutturata, ma ben presto il materiale sistemato sulla carreggiata ha ceduto.
Si sono susseguiti appelli e richieste di intervento, ma gli inviti dei residenti sono rimasti inascoltati e persino quando finalmente si era ottenuto un cospicuo finanziamento pubblico per ripristinare la viabilità e mettere in sicurezza la zona, le parole non si sono tradotte in fatti.
“Nel mese di maggio del 2012 la giunta Iorio adottò la delibera 324, con cui si stanziavano 200mila euro in favore del Comune e 556mila per l’Anas – ha spiegato Mario Grosso – non si sa che fine abbiano fatto quei soldi. Probabilmente sono stati dirottati verso altre opere, ma noi qui ormai non ce la facciamo più”.
È la moglie di Mario, Giuseppina Di Renzo, a capeggiare una protesta che recentemente è giunta fino all’ufficio territoriale del Governo.
“Due mesi fa il prefetto di Campobasso ci ha ricevuto e ha ascoltato le nostre richieste – ha spiegato – lo abbiamo invitato a predisporre una soluzione temporanea e a sostenerci nel sensibilizzare le istituzioni perché ci sentiamo abbandonati.
Nei giorni precedenti eravamo andati anche nella sede dell’assessorato regionale ai trasporti. Nagni ci aveva assicurato che sarebbe venuto sul posto per un sopralluogo eppure non l’abbiamo ancora visto. In questi anni i politici locali si sono fatti sentire solamente nei periodi elettorali. I tecnici hanno stilato diverse relazioni, noi abbiamo scritto decine di lettere e ci siamo rivolti privatamente persino ad un geologo. Occorre una canalizzazione del terreno, perché altrimenti rimarremo isolati.
Nessuno ci dà ascolto, nonostante da 11 anni denunciamo un problema divenuto molto rischioso per le persone”.
La frana spinge ogni giorno di più a valle e nel frattempo Antonio Maselli ha visto spostarsi la sua abitazione almeno di una ventina di centimetri.
“Ho costruito questa casa facendo molti sacrifici – ha spiegato – ci viviamo in 10 e non ho intenzione di abbandonarla, però siamo in pericolo e per questo chiedo che si faccia qualcosa”.
Anche Michele Pasquale è in grossa difficoltà, avendo una piccola azienda agricola situata proprio in uno dei punti critici della zona, mentre il suo vicino Fernando Grosso ha dovuto rinunciare ad una grossa fetta dell’allevamento che aveva in contrada Mariano, in quanto il pullmino che trasportava il latte prodotto dalle sue mucche non riusciva più a raggiungere il punto di raccolta.
Ma oltre a disagi, proteste inascoltate e appelli caduti nel vuoto per i residenti non c’è solo il rischio della propria incolumità, ma anche la beffa di dover provvedere autonomamente a trovare una soluzione.
Circa 15 giorni fa il Comune ha consegnato un camion di materiale per coprire i buchi della strada, ma i tecnici inviati dall’amministrazione non hanno provveduto a sistemare quel materiale, limitandosi a depositarlo sul margine della carreggiata, alimentando così le già aspre polemiche.
Valentina Ciarlante

 

 

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