“Barrea incontra Barrea”. È questo il titolo che il Comune e la Pro Loco di Barrea (AQ) hanno voluto dare, significativamente, all’incontro che si è svolto sabato scorso nel comune aquilano con una nutrita delegazione di Cercemaggiore, capitanata dal sindaco Enza Testa e accompagnata dal vicesindaco Maria Teresa Di Florio e dal presidente della Pro Loco cercese Alessandro D’Elia. Spunto dell’iniziativa, partita dagli abitanti del borghetto di Barrea di Cercemaggiore, è una persistente e antica leggenda, tramandata oralmente fino a oggi: il borgo, un tempo ben più grande di quello attuale (oggi contrada Barrea conta 78 abitanti), con chiesa e cimitero, subì un’invasione di formiche che costrinse gli abitanti ad abbandonare tutto e andare via. I fuggitivi non abbandonarono però il nome del luogo, che portarono con sé e che diedero al nuovo luogo dove si stabilirono: Barrea in Abruzzo, appunto.
Così i barreani cercesi hanno voluto conoscere i barreani aquilani, per condividere storia e leggenda e per instaurare un rapporto di amicizia e di scambi duraturi nel tempo. L’accoglienza è stata calorosa: visita guidata nel bellissimo borgo antico, nel “Museo dei Bambini”, nella “Sala dei Pipistrelli”. La messa, nella parrocchiale dedicata a San Tommaso Apostolo, dopo l’affettuoso saluto del parroco Don Ghislain Be («ogni incontro è fratellanza», ha detto tra l’altro), è stata officiata da Padre Pippo, del Convento di Santa Maria della Libera di Cercemaggiore. L’incontro istituzionale, che ha assunto quasi l’aspetto di un gemellaggio ante litteram, si è svolto nel salone di vetro del castello medievale, che corona il centro storico e svetta sul dirupo roccioso con vista panoramica mozzafiato sulla valle e sul lago.
I due sindaci hanno ripercorso insieme le caratteristiche dei rispettivi comuni, individuando le molteplici somiglianze, le origini storiche comuni (entrambi i luoghi rientravano, in epoca sannitica, nel territorio dei Sanniti Pentri), la ricorrenza di cognomi e soprannomi, la piaga dell’emigrazione, e così via. Il presidente della Pro Loco di Cercemaggiore, a sua volta, ha evidenziato anche l’aspetto economico e le nuove iniziative giovanili. Ma cosa potrebbe esserci alla base della leggenda dell’invasione di formiche? Un’ipotesi accattivante è venuta fuori proprio nel corso dell’incontro: è stato infatti notato che tale tipo di leggenda si trova diffusa in molti paesi d’Italia, e specificamente lungo un preciso percorso che interessa l’Italia centro-meridionale, partendo dalla costa occidentale della Sicilia (isole Egadi), lambendo la costa lucana, toccando la Campania (il salernitano), la costa pugliese, il Molise, l’Abruzzo, per ricomparire sulla costa occidentale della Liguria: la leggenda delle invasioni di formiche segue, insomma, lo stesso percorso delle invasioni arabe dell’alto medioevo. Sarà solo un caso?
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