L’ospedale San Timoteo e la sua sorte sono sempre di più al centro del dibattito politico e sociale cittadino. Un dibattito che si nutre ora anche dei dubbi riguardanti il Pronto soccorso, di cui l’attuale responsabile, Nicola Rocchia, come scritto ieri da Primo Piano Molise, andrà alla guida del medesimo reparto all’ospedale Cardarelli di Campobasso. Ha vinto un concorso bandito 3 anni fa, superando altri 7 candidati, presentatisi nel gennaio scorso dinanzi alla commissione Asrem. Ma prima di abbandonare la tolda di comando di viale San Francesco, vuole capire bene cosa succederà a Termoli. «Le congratulazioni al dottor Nicola Rocchia per la metà raggiunta (primario del Pronto soccorso del Cardarelli), oltre che meritati sono anche dovuti per il servizio prestato con professionalità e dedizione nel Pronto Soccorso del San Timoteo. L’ auspicio è che presto venga definito come Unità operativa complessa il Pronto soccorso del San Timoteo e indetto il relativo concorso da Primario. Ciò non esclude che il dottor Rocchia possa tornare alle sue origini», tra congratulazioni e auspicio espressi dal presidente del comitato San Timoteo, Nicola Felice. Intanto, proprio sul lavoro che viene svolto quotidianamente, è giunta una nota di ringraziamento, da parte dell’ingegner Antonella Occhionero: «Il mio grazie va ai medici del reparto del Pronto soccorso di Termoli, in particolare al primario Nicola Rocchia, ai medici Tito Santoro e ì Paola Tartaglione, nonché al reparto di ginecologia e in particolare al dottor Pierluigi Cariello e all’allergologa dottoressa Marialaura De Cristofaro per la competenza, la professionalità, lo scrupolo e l’attenzione rivolta ai pazienti e alle loro problematiche uniti a tanta umanità e comprensione della sofferenza altrui. Un ringraziamento particolare va anche all’infermiera Monica Capozzi per la bravura, la gentilezza, l’attenzione, il garbo nel trattare il paziente e a tutto il personale infermieristico e ospedaliero. Questi reparti, ben guidati e organizzati, grazie ai medici e agli infermieri che vi operano, rappresentano il fiore all’occhiello dell’ospedale termolese e vere eccellenze del territorio bassomolisano.
Il diritto alle cure, che viene garantito dalla sanità pubblica italiana e che spesso diamo per scontato, va difeso e tutelato, assolutamente preteso da noi cittadini. Per quanto utile e prezioso, il contributo della sanità privata mai dovrà e potrà sostituirsi al servizio pubblico, essenziale, H24 e accessibile a tutti, non solo ai più facoltosi… Perché tutti hanno diritto alle cure!
Un plauso sincero e incondizionato a questi professioni e a tutti i medici che lavorano ogni giorno, con fatica, passione e abnegazione, a contatto con la sofferenza, in tante situazioni complicate da un’utenza sempre più ampia e servizi e reparti invece sempre più poveri, scarso personale e difficoltà di ogni genere, esasperate ultimamente anche dalla pandemia, tasselli tutti questi che li espongono persino a moltissimi rischi non solo professionali ma finanche personali.
E infine, ma non per ultimo, mi preme fare un sentito appello all’intera classe politica locale e regionale affinché il lavoro irrinunciabile di questi autentici professionisti a servizio della nostra salute non venga svilito da una programmazione superficiale e approssimata dettata solo da logiche economiche e politiche e spesso ben lontana dal bene del cittadino ma che piuttosto viri al potenziamento e all’innovazione dell’ospedale di Termoli che lo renderebbero ancora di più un faro luminoso di una sanità di eccellenza». Di tutt’altro tenore la critica della Rete della Sinistra, che attacca a viso aperto dopo lo stop all’attività operatoria ordinaria. «Scriveva il grande Eugenio Montale in una sua celebre poesia: “non chiederci la parola che squadri da ogni lato…”. Ecco, leggendo oggi della chiusura del blocco operatorio al San Timoteo per mancanza di anestesisti vengono in mente proprio questi versi: nessuno ci chieda oggi parole, perché siamo rimasti davvero senza, di fronte a questo ennesimo colpo di piccone inferto scientemente per sgretolare del tutto le povere macerie della sanità bassomolisana. Appare superfluo ripetere ciò che come Rete della Sinistra abbiamo in questi anni gridato fino a non avere più voce, in difesa del diritto costituzionale alle cure che di fatto viene negato ai circa 100.000 cittadini bassomolisani.
Né rassicurano le affermazioni dell’ineffabile signor Florenzano circa la ripartizione dei 7 nuovi anestesisti vincitori di concorso che dovrebbero arrivare a breve. Come al solito, lui dice che saranno ripartiti tra Campobasso, Termoli e Isernia in base al principio di maggiore necessità.
Ora, sappiamo bene che da sempre il diritto di Termoli e dei paesi limitrofi a servizi, finanziamenti, attrezzature di ogni genere (in specie sanitarie) risulta molto difficile da far riconoscere ai decisori locali, siano essi amministrativi o sanitari; e dunque tendiamo ad essere molto pessimisti circa la reale possibilità che si voglia finalmente cominciare a porre rimedio alle ormai tragiche carenze del San Timoteo, unico presidio ospedaliero a disposizione del Basso Molise.
Sia chiaro, non ne facciamo certo una questione di campanilismo sciocco, le nostre lotte sono sempre partite dalla richiesta di ricostruzione della sanità regionale in toto e per tutti i cittadini; ma è innegabile che chissà perché, le necessità di altre zone sono sempre più necessarie, primarie, imprescindibili…
Che dire, allora? Più nulla. Siamo convinti che sia piuttosto ora di chiedersi che fare. Scegliere tra il rimboccarsi le maniche, farsi carico del proprio ruolo di cittadini portatori di diritti ed esigere il rispetto della propria dignità e della propria vita con forza e con ogni mezzo lecito (sottolineiamo ogni), in primis l’esercizio del voto; o accettare coscientemente lo status di cittadino di serie B, ed emigrare altrove non più solo per trovare lavoro, ma per trovare cura e assistenza degne di questo nome.
Per parte nostra, abbiamo già scelto. La prima opzione.
E se saremo in tanti a farlo, forse i responsabili di tanto scempio saranno finalmente messi in condizione di non nuocere più a questa terra. E dovranno rendere conto di tanta incapacità, o meglio di tanta volontà di distruzione».