Il Consiglio di Stato respinte l’istanza cautelare proposta da Casa dei diritti e altri ricorrenti sul Pos 2019-2021 di Toma, dibattuto in camera di consiglio a Roma due mattine fa, ma fissa due principi importanti: intanto che quell’atto programmatorio non è più vigente e che nella stesura del prossimo, si deve tenere conto del diritto alla salute dei molisani. «Considerato che la pur apprezzabile, in ragione degli interessi coinvolti, esigenza cautelare rappresentata dalla parte appellante, connessa alla assenza, nel Pos approvato con i provvedimenti impugnati in primo grado, non confutata con condivisibili argomenti dalle parti resistenti, di idonee misure organizzative ed operative finalizzate a fronteggiare, secondo criteri di efficacia e tempestività, il verificarsi di episodi, potenzialmente letali, in conseguenza della chiusura dei reparti di emodinamica, si presta ad essere adeguatamente soddisfatta, nelle more della auspicabilmente imminente fissazione dell’udienza di merito dinanzi al giudice di primo grado e tenuto conto della natura programmatoria dell’atto gravato, sollecitando l’attenta considerazione del relativo bisogno assistenziale da parte dell’Amministrazione, nell’esercizio del compito ad essa spettante di individuare le misure più opportune a tutela del diritto alla salute della collettività, nell’ambito del procedimento approvativo del Pos. relativo al triennio 2022/2024; che, in conclusione, ferme restando le suesposte “raccomandazioni”, l’ordinanza gravata appare allo stato immune da censure, tenuto conto oltre che della vista natura programmatoria del Piano, della circostanza che il Pos 2019-2021 non è più vigente», questo lo stralcio dell’ordinanza del Consiglio di Stato, commentata dall’avvocatessa Laura Venittelli. «Siamo andati in camera di consiglio davanti ai giudici di secondo grado del Consiglio di Stato, poiché avevamo impugnato il provvedimento del Tar che non aveva sospeso gli effetti del programma operativo sanitario 2019-2021 (del dicembre scorso, ndr). C’eravamo io e l’avvocato Rita Matticoli, con Casa dei Diritti, Pd Molise e varie associazioni dei consumatori, abbiamo sostenuto con forza che quel Pos, era ed è, un atto programmatorio che non faceva bene ai cittadini e che metteva davvero in discussione il diritto alla salute e il diritto alle cure dei cittadini molisani, anche alla luce di quelle che erano state le applicazioni del medesimo documento, proprio all’ospedale San Timoteo di Termoli, coi provvedimenti inerenti all’emodinamica.
Nell’ordinanza dei magistrati di Palazzo Spada, che ci è stata notificata ieri mattina, si evince che la competenza nel merito è del Tar Molise, tuttavia, al di là del respingimento dell’istanza cautelare, c’è una indicazione molto forte da parte del massimo organo di giustizia amministrativa. In primo luogo il Consiglio di Stato dice che questo Pos 2019-2021 è deficitario, soprattutto laddove non prevede quegli strumenti per far fronte alle criticità della rete di emergenza-urgenza, facendo riferimento diretto all’emodinamica, alle conseguenze subite dal 58enne Raffaele Venittelli, che ha trovato il servizio salvavita chiuso, stigmatizzando la mancanza nel Pos adottato a settembre dal commissario Toma degli strumenti di accesso alle cure per la salvaguardia delle persone. Ma il risultato più importante è quello che il Consiglio di Stato considera il documento non più vigente. Finisce così quel disegno di distruzione della sanità del Molise è morto. Qualsiasi cosa si mettesse in campo ora contro i reparti esistenti dei tre ospedali sarebbe contra jus. Adesso quello vigente, mi verrebbe da dire, è quello precedente, che aveva la stessa struttura hub-spoke, con ospedali territoriali rafforzati, ma non possono essere più indeboliti. L’abbiamo denunciato a più riprese, promuovendo la petizione contro il Pos 2019-2021, spiegandolo alla gente. Oggi tutto quello che c’è resiste. Poi c’è la raccomandazione, che sollecita l’amministrazione a far sì che venga salvaguardato il diritto alla salute, anche in comunità di 300mila persone, vale anche per il Molise, non solo per regioni più grandi».

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