Mentre alla Regione Molise il commissario-presidente Toma tentava di rassicurare tutti i sindaci intervenuti dal territorio bassomolisano, al reparto di Ginecologia e Ostetricia, cuore del Punto nascita dell’ospedale San Timoteo di Termoli, la carenza di personale, di per sé già atavica, sta portando l’Uoc allo stremo anche per le assenze dovute a malattie, patologie differenti, non solo Covid. Insomma, corsi e ricorsi storici, ma stavolta non è la leva interna all’Asrem che può far rischiare chiusure repentine, già bastonate dalla giustizia amministrativa, ma quasi l’impossibilità di proseguire l’attività. Insomma, reparti in ginocchio, ancora una volta. Dopo l’assenza forzata e prolungata di due ginecologi, anche il direttore facente funzioni, Dino Molinari, è tagliato fuori dalla corsia, perché positivo, asintomatico, al Covid. L’attività è ridotta ai minimi termini, con l’organico residuo composto da soli 4 ginecologi costretti a effettuare turni massacranti, per evitare la sospensione dei ricoveri e l’inevitabile chiusura del reparto. Di questi, solo in due possono effettuare turni e reperibilità notturne. Il rischio, nonché l’incubo, è quello di un possibile errore, derivante dalla turnazione forzata. Ma perché non si interviene? Il malumore è dettato dall’immobilismo dell’Asrem, che starebbe a guardare, senza intraprendere alcuna iniziativa utile a tamponare questa pericolosa situazione. Si attende, dunque, solo il ritorno di Molinari, appena si andrà a negativizzare, oltre all’espletamento del concorso di dirigenti medici previsto per fine mese, quando si confida sull’assegnazione di un numero congruo di ginecologi che completi i ranghi. Intanto, uno dei due ginecologi fuori a lungo, ha chiamato in causa di lavoro la stessa Asrem, il ricorrente è dipendente dell’Azienda dal 2009 – assegnato dal febbraio 2009 al San Timoteo – con qualifica di dirigente medico di primo livello; con lettera del 29.06.2015 il sanitario comunicava all’Amministrazione di non avere più intenzione di effettuare né turni di reperibilità eccedenti quelli previsti per legge né le reperibilità pomeridiane non previste, per motivi di salute; ha promosso ricorso innanzi al Tribunale di Larino affinché l’Autorità adita accerti e dichiari la responsabilità dell’Asrem della violazione degli articoli del Codice civile che individuano danno da “stress lavoro correlato” – subito dal lavoratore. La richiesta al giudice di Larino è che l’Asrem sia condannata al pagamento in favore del lavoratore, a titolo di risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale subito e subendo della somma di 300mila euro. L’udienza è fissata al 12 aprile.