Un solo deputato, Antonio Federico, non molti consiglieri regionali, quasi tutti pentastellati, Manzo, Fontana, Nola, Greco, assieme a Cefaratti e Facciolla, tanti sindaci e amministratori locali, mancava il presidente-commissario Donato Toma. Descritta così, l’assemblea convocata dai due ambiti sociali territoriali di zona di Termoli in materia di sanità, focalizzata soprattutto sul ruolo dell’ospedale San Timoteo nell’ambito del nuovo Pos 2022-2024, su cui è partita la concertazione da Palazzo Vitale, non è sembrata molto riuscita. Defezioni, troppe, forse, con lo stesso Governatore che dopo aver riunito martedì scorso i primi cittadini, aveva declinato l’invito per altri impegni di natura istituzionale, forse perché aveva già detto tutto giorni fa? Chissà, intanto i sindaci non demordono e nei prossimi giorni torneranno a riunirsi. Obiettivo dichiarato, quello con cui Francesco Roberti ha iniziato i lavori, “lasciato solo”, come ha sottolineato, nel tavolo presidenziale, e di volta in volta affiancato dal relatore di turno. del consiglio regionale Facciolla, Cefaratti, Manzo, Fontana, Nola, Greco, De Chirico, i sindaci presenti quasi tutti, dietro l’invito di Francesco Roberti, per i due ambiti socio-territoriali, Puchetti, arrivato un po’ in ritardo, reduce dal Covid, Di Pardo, Della Porta, Manes, Bellotti, Gallo, Di Matteo, la Di Lena, Montagano, Ferrante, D’Angelo, tra gli altri, a condividere o contribuire alla richiesta di Roberti, stilare un documento da inviare al Governo, senza steccati di appartenenza, ma ciascuno nel proprio ruolo, per chiedere risorse e un decreto ad hoc con cui rivitalizzare la sanità nel Molise. Un traguardo ribadito anche dal presidente del comitato San Timoteo, Nicola Felice, che assieme ad altri componenti del direttivo è intervenuto. Nutrita la partecipazione dei consiglieri comunali di maggioranza, Marone, Montano, Miele, Balice, il vice sindaco Ferrazzano, Nuozzi, c’era Bovio del M5S. Roberti ha subito evidenziato che nel documento da inviare a Roma dovranno esserci aspetti peculiari che riguardino il San Timoteo. Dopo l’introduzione del sindaco di Termoli e presidente della Provincia, primo a parlare l’unico parlamentare, Antonio Federico. «Il primo tema è il debito sanitario, sono stati dati poteri straordinari alla Calabria, alla struttura commissariale e governativa e commissari per le singole aziende sanitarie provinciali calabresi con staff ad hoc r potete.fi indirizzo e controllo molto superiore – sottolinea Federico – poteva essere fatto anche qui in Molise a giugno un emendamento ma le cose sono precipitate. Questa può essere una base per ripartire». Poi, Federico entra nel meccanismo del confronto sul DM 71, che ancora non viene formalizzato, con un dialogo tutto in divenire e sulla questione del Punto nascita, evidenzia che «La distanza tra un punto nascita in deroga e uno con la terapia intensiva neonatale che non può essere superiore ad un’ora ma non varrà per tutti i punti nascita può essere un altro spunto per rafforzare la proposta da Termoli perché avere tre punti nascita, significa garantire il territorio». Nel solco del dibattito sul DM 71 anche Facciolla, che ha posto la questione della copertura finanziaria, attraverso cui garantire sulla sostenibilità della deroga che si andrebbe a chiedere, visto che demograficamente e numeri dei parti alla mano, non ci si rientrerebbe: «E’ possibile immaginare una copertura finanziaria per una Regione in piano di rientro e commissariata, ha i fondi del bilancio ordinario? Parlare senza il commissario alla sanità è come parlare senza il convitato di pietra», la critica del segretario regionale dem. «Se noi non ci confrontiamo sul Pos 22-24 che noi non abbiamo mai discusso in Consiglio e lui vuole approvare ad aprile, cosa ci veniamo a raccontare qui? Se poi si chiedere di concorrere a costruire un percorso migliore per il territorio sappiamo dove dobbiamo andare». Lo ha affermato sempre Facciolla, riconoscendo comunque la validità dell’iniziativa assunta da sindaci e da Roberti in particolare. Poi, sottolinea che «Il dm 71 fornisce una possibilità straordinaria sulla medicina di territorio prevede una casa della salute ogni 50mila abitanti e Toma scrive nel Pos quello che scriveva Frattura nel 2013-2015 di 13 case della salute, ma noi siamo 294mila residenti, non 650mila». Poi, è pervenuta anche una nota ufficiale della delegazione pentastellata: «Abbiamo partecipato con estrema attenzione all’incontro organizzato dai sindaci bassomolisani a Termoli, per affrontare i limiti della nostra sanità. C’è chi, strumentalmente, vuole far passare l’idea che i mali della sanità molisana stiano nel famigerato Decreto Balduzzi. Decreto in revisione da tempo, almeno dal 2019, con il Patto per la salute. Ma nessun decreto può puntare a smantellare la sanità di un territorio. La responsabilità del peggioramento dei servizi offerti ai cittadini è di chi è chiamato a programmare gli interventi: Asrem, Regione e Commissario. La programmazione deve partire dall’ascolto delle istanze territoriali, che vanno messe a sistema per potenziare l’offerta sanitaria complessiva, superando inutili campanilismi e steccati politici. ‘In quest’ottica – sottolinea il portavoce alla Camera, Antonio Federico – ho iniziato una lunga e seria interlocuzione con la Conferenza dei sindaci. E ai tavoli della Conferenza delle Regioni stiamo ragionando sulle diverse criticità, come il superamento del limite di 500 parti per i punti nascita. Ora Toma ha annunciato ai sindaci ben 13 Case della salute, mentre nelle bozze del Dm71 se ne prevede una ogni 50.000 abitanti. Segno che la sua idea di programmazione sanitaria risponde più a promesse ‘campanilistiche’ che ad una visione d’insieme’. ‘Del resto – aggiunge Vittorio Nola – lo stiamo vedendo anche a Venafro e Isernia, dove si portano avanti trattative separate per le due strutture sanitarie. In basso Molise non si deve commettere lo stesso errore: Termoli e Larino devono ragionare come vero distretto integrato. Ma i piani per la riorganizzazione sanitaria devono essere realistici e guardare al Molise come un tutt’uno’. Abbiamo il vantaggio organizzativo di avere una sola azienda sanitaria – aggiunge Andrea Greco – dovremmo fare sistema. Per determinati servizi, ad esempio, potremmo organizzare staff itineranti, specializzati ed efficienti. Ma prima di andare a Roma a battere i pugni, come si dice per fare rumore, bisogna fare i compiti a casa. Dal 2014 i ministeri ci chiedono di rimodulare i budget per i privati convenzionati. Ci sono poi appalti scaduti da decenni e i concorsi bloccati, che durano anche 18 mesi. È chiaro che, mentre in Regione perdono tempo, i medici trovano impiego altrove. Per tutelare il territorio ci vuole condivisione. Occorre confrontarsi sulla base di un documento programmatico per pianificare un’azione unitaria’. ‘Soprattutto – sottolinea Patrizia Manzo – occorre essere tempestivamente aggiornati su quanto sta accadendo per il Dm 71, perché si rischia di perdere anche ciò che già abbiamo. Il Balduzzi, preso alla lettera, imporrebbe a Termoli un ospedale di base, tuttavia il vecchio Pos affidava al San Timoteo specialistiche proprie di un Dea di I livello. Che rischiano di rimanere sulla carta di un vecchio documento’. Ma il confronto, attualmente, c’è solo dal basso, con i sindaci. Toma ha illustrato le schede dell’assistenza sanitaria, in attuazione del Pnrr, ma nulla dice sulla programmazione. ‘Invece, con un ritmo di 10 milioni di euro in più di esternalizzazioni ogni triennio – conclude Fontana – togliamo risorse alla sanità pubblica e alimentiamo l’esodo dei molisani verso strutture di fuori regione’. I portavoce hanno chiesto al presidente della Provincia, Francesco Roberti, di far diventare questi tavoli di confronto un appuntamento fisso, magari coinvolgendo il presidente- commissario, colpevolmente assente».

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