Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, anche quello dei metalmeccanici. Sinceramente non sappiamo se adottare il criterio del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma di certo c’è che da 2024 in avanti a dimezzarsi sarà la forza lavoro all’interno dello stabilimento Stellantis di Termoli, avviato a una totale riconversione entro il 2030, secondo quanto appreso ieri dalle parti sociali nel lungamente e atteso e agognato confronto sulla realizzazione della Gigafactory di Termoli. Era meglio non saperlo? No, certamente, perché comunque la programmazione aziendale sarebbe andata avanti, ma il programma del full electric penalizzerà in questa fase di transizione assai fortemente il Termoli Plant, che perderà i cambi entro il 2024 e mille operai, per poi dire addio gradualmente anche ai motori. In soffitta mezzo secolo di storia produttiva del territorio e non solo. Questo quanto reso noto a margine dell’incontro di ieri pomeriggio, slittato diverse volte fino alle 14.30, quando giorni fa era stato fissato per le 10.30. La notizia di agenzia è stata battuta intorno alle 17, dopo la diramazione del comunicato congiunto da parte di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm, Aqcfr: «Stellantis: nel 2026 parte la gigafactory a Termoli, ma arriverà a regime con 2.000 occupati solo nel 2030. La Direzione di Stellantis ci ha confermato il piano di progressiva trasformazione dello stabilimento di Termoli da fabbrica di motori e di cambi in gigafactroy di batterie per auto elettriche. Ciò sarà fatto attraverso la joint venture Acc formata dalla stessa Stellantis con Mercedes e con Total, che avrà una capacità industriale da 40 gigawatt ora. Termoli diventerà quindi il terzo polo europeo di produzione di batterie, con Francia e Germania, a cui si aggiungeranno altre due fabbriche negli Usa e in Canada. L’investimento complessivo europeo ammonterà a 7 miliardi di euro. Si prevede che il calo e poi la cessazione della attuale produzione inizierà nel 2024, con un picco di momentaneo esubero nel 2025 pari a mille occupati; dal 2026 ci sarà però la partenza della gigafactroy, che arriverà a pieno regime nel 2030 con 2.000 occupati. Il processo di trasformazione, secondo quanto previsto, si articolerà attraverso alcune tappe fondamentali: a gennaio 2023 avrà luogo l’acquisizione delle aree da parte di Acc; ad ottobre inizieranno i lavori nelle aree libere dalla attuale produzione con il modulo 1 e la costruzione della power solar unit, che dovrà produrre energia rinnovabile con i pannelli salari; nel primo quadrimestre 2024 cesserà la produzione di cambi, mentre la discesa dei motori sarà graduale, con il fire di cui è prevista la fine nel 2026 e i motori premium che proseguiranno ancora per qualche anno; a gennaio 2025 inizieranno i primi riassorbimenti di personale, con una fase formativa che prevede anche una disponibilità a lavorare per massimo sei mesi a Douvrin in Francia. Infine si vuole creare un centro di ricerca e sviluppo con la collaborazione della università del Molise. Di positivo c’è che il piano dell’azienda potenzialmente porta alla piena rioccupazione. Ma sussistono alcune criticità, che dovremo affrontare insieme. Innanzitutto è da assicurare formalmente che Acc si impegni a prendere tutti i lavoratori attualmente impiegati a Termoli, poi in ogni caso ci sarà un periodo di scarico di lavoro che richiederà ammortizzatori sociali di accompagnamento e che dovremo cercare di rendere il meno gravoso possibile per i lavoratori. Inoltre andrà garantito un congruo trattamento di trasferta per l’eventuale periodo di lavoro e formazione da svolgere in Francia. Infine chiediamo un’intesa che offra la massima tutela possibile in termini di continuità normativa e salariale per tutti i lavoratori coinvolti. Per risolvere questi problemi i prossimi incontri dovranno coinvolgere la joint venture subentrante Acc e poi naturalmente le Istituzioni locali e nazionali. Ma siamo fiduciosi che sapremo trovare le giuste risposte per i lavoratori, poiché il risultato è di grande importanza: la riconversione della più grande fabbrica di motori di Italia e la occupazione di oltre 2.000 lavoratori». A sviscerare nel merito il nodo strategico emerso ieri è stata la Fismic-Confsal, attraverso il segretario generale Roberto Di Maulo e quello provinciale Giovanni Mercogliano, che evidenzia un incontro positivo, ma serve un percorso di confronti per concretizzare le parole. «Durante l’incontro, l’Azienda ha comunicato che la Gigafactory produrrà 40 gigawatt a regime nel 2030, a partire dal 2023, per andare al primo regime nel 2025 ed entro il 2030 cesseranno anche le produzioni di cambi motore Fire. La joint venture ACC (Stellantis, Total Energy e Mercedes Benz) acquisirà le aree nel 2023. Come Fismic Confsal giudichiamo l’esito del confronto molto positivo, apre una nuova fase di confronto e i contenuti di questa discussione, valgono anzitutto per i lavoratori di Termoli, sito di cui non vi è dubbio che incontrerà prima di altri il totale cambiamento professionale, ma più in generale possono costituire un banco di prova significativo per tutti coloro che saranno investiti dalla transizione ecologica e digitale. – dichiarano Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic Confsal e Giovanni Mercogliano, segretario territoriale Fismic Confsal di Termoli – questa trasformazione, se non adeguatamente e per tempo protetta, rischia di far perdere il posto di lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori del manifatturiero e dei servizi dell’Automotive. Auspichiamo diventi concreta la comunicazione odierna dell’Azienda che assicura verranno occupati 2mila lavoratori a regime a Termoli, dunque la garanzia della piena occupazione per il sito, ma la stessa sorte deve espandersi a tutti i lavoratori del settore. Crediamo che si possa affrontare adeguatamente e tempestivamente questo processo di radicale cambiamento solo se le aziende, come ha fatto ora Stellantis, indicheranno con chiarezza tempi, modi e numeri di lavoratori coinvolti, per permettere di conseguenza alle organizzazioni sindacali di avviare un confronto con il Governo, finalizzato ad utilizzare sia i fondi per la riconversione industriale e, soprattutto, i 4,4 miliardi del programma Gol del Ministero del Lavoro, previsti grazie al Pnrr, che servono per l’appunto proprio ad evitare che ci siano ondate di cassa integrazione a perdere e che al termine di esse scattino solo licenziamenti e drammi sociali – continuano Di Maulo e Mercogliano – le risorse messe in campo a sostegno delle politiche attive del lavoro devono necessariamente servire per ri-professionalizzare i lavoratori oggi impegnati in lavorazioni meccaniche tradizionali, e offrire loro un percorso per essere impiegati nella futura fabbrica di batterie. Ecco perché, come Fismic Confsal, riteniamo che il percorso negoziale avviato con Stellantis sia positivo, ma solo una prima tappa che deve vedere coinvolte le tre aziende, il Governo e le parti sociali, nel primo grande tentativo di passare dalle chiacchiere sulle politiche attive del lavoro ai fatti – proseguono il segretario generale Fismic Confsal, Roberto Di Maulo, e il segretario territoriale Fismic Confsal di Termoli, Giovanni Mercogliano – abbiamo chiesto un percorso di confronti con Acc, Enti locali, il Mise e il Ministero del Lavoro, affinché questo dialogo si realizzi sul serio, divenendo il primo grande negoziato che precede la crisi e la messa in cassa integrazione e soprattutto che anticipa i tempi e interviene per prevenire il dramma sociale che, altrimenti, già sembra essere scritto. Si devono individuare da subito i percorsi di formazione professionale che permettano ai lavoratori che oggi fabbricano prodotti che diverranno obsoleti, di avere un posto di lavoro produttivo e non assistito anche nel futuro», concludono Roberto Di Maulo e Giovanni Mercogliano.

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