La polemica sulle vicende della sanità pubblica e dell’ospedale San Timoteo di Termoli sono all’ordine del giorno, come purtroppo le strette attualità. La notizia diffusa dalla consigliera comunale della Rete della Sinistra, Marcella Stumpo, sulla morte di una donna che aveva subito un infarto, nel tragitto tra Termoli e il Cardarelli, ha scatenato nuove reazioni. Per il presidente del comitato San Timoteo, Nicola Felice, «Credo che dopo quanto accaduto con la morte della signora, io ritengo opportuno sottolineare come sia l’ennesima dimostrazione che il servizio di emodinamica non possa funzionare a singhiozzo nonostante ci siano professionalità qualificate ed efficienti. Se ciò dovesse continuare credo che il rischio di perdere, anche presto, giovani e validi professionisti che hanno accettato di scommettere il loro futuro in Molise e soprattutto al San Timoteo è elevatissimo». A perdere la vita è stata la 60enne Adriana Simeone, sorella di due dipendenti comunali (uno in pensione), famiglia molto conosciuta in città, di cui ieri mattina è stato celebrato il funerale, nella chiesa del Crocifisso. Un dramma, quello che ha colpito la famiglia Gembillo-Simeone. «Adriana era una donna che ha vissuto nella fede: come madre e moglie. Venite, Santi di Dio, accorrete angeli del Signore. Ti accolga Cristo che ti ha chiamato e gli angeli ti conducano con Abramo in paradiso, accogliete la sua anima al trono dell’Altissimo». Queste le parole di don Sergio Carafa -durante la benedizione a fine funzione- che questa mattina ha officiato i funerali presso la chiesa di Gesù Crocifisso nel quartiere Sant’Alfonso, dove Adriana viveva con la sua famiglia da circa un anno. Abbiamo acquisito la testimonianza addolorata del fratello di Adriana, Lucio: «Non sappiamo a chi attribuire colpe e con chi prendercela, perché Adriana è andata in ospedale fino a Campobasso e purtroppo ha avuto un arresto cardiaco e strada facendo è morta. Io penso che se fosse rimasta a Termoli e i medici sarebbero intervenuti subito, secondo me qualcosa cambiava». Ma la polemica è proseguita anche sulla scorta di altre notizie, come quella peraltro annunciata da tempo del pensionamento del primario di Medicina interna, Nicola Milano. L’annuncio del pensionamento del dottor Nicola Milano era stato fatto proprio dal presidente del comitato San Timoteo, Nicola Felice, in tempi non sospetti poi ribadito dal patologo clinico dell’Asrem, Giancarlo Totaro. «L’ospedale di Termoli concretamente non ha più neanche un primario ed il “dado è tratto”, da adesso tutti i reparti sono decapitati. Negli ultimi anni in Molise sono stati soppressi interi ospedali (Venafro e Larino), sono state soppresse le vecchie Asl, sono stati chiusi e accorpati reparti e servizi ,si è creata una pericolosa voragine sugli organici di tutte le professioni sanitarie, si sono esternalizzati servizi sanitari (ultimo il Cup) e mantenuti i servizi sanitari privati, si sono praticamente estinte le Uoc degli ospedali Hub, come Termoli, senza che vi sia alcun riscontro positivo sui conti della sanità. Si è tagliato di tutto e di più senza alcun beneficio sui conti pubblici. Se il risultato è questo sfacelo a questo punto era meglio continuare a fare debiti e non tagliare nulla. Ora veramente ci vorrà un miracolo per lasciare a Termoli la dignità di avere un ospedale degno di questo nome. In questi giorni (in realtà dal primo luglio scorso, ndr) così complessi per la sanità basso molisana ha lasciato il servizio anche il primario di medicina interna, praticamente era titolare dell’ultima Unità Operativa Complessa rimasta a Termoli (escluso otorino che è comunque Campobasso).
Ormai tutte le Uoc necessariamente previste un ospedale di base sono senza il primario, Pronto Soccorso, Medicina, Chirurgia, Generale Ortopedia, Anestesia Rianimazione, Laboratorio Analisi, Radiologia, Centro Trasfusionale e Direzione Sanitaria (in realtà c’è Psichiatria, col primario Angelo Malinconico, ndr).
E’ anche vero che il presidio Spoke di Termoli non è altro che un miserabile “succursale-raggio” dell’unico ospedale Hub di Campobasso, ma non avere più alcuna Uoc significa aver perso totalmente l’autonomia gestionale, la possibilità di fare programmazione ed avere un futuro certo. L’uscita di scena dell’ultimo primario è un momento significativo e rappresenta la formalizzazione di un momento funesto par il nostro ospedale ed un colpo ferale alla dignità di Termoli ed il basso Molise».
Proprio Nicola Felice, nel day after della sua partecipazione al dibattito pubblico nel largo della chiesa di Sant’Antonio di martedì pomeriggio, «In merito al pensionamento del dottor Nicola Milano, primario del reparto di Medicina, ancora presente al San Timoteo, per conto del Comitato San Timoteo, ci tengo a precisare che noi abbiamo da anni richiamato l’attenzione all’intera classe politica e ai governi, locali e regionali, di ogni colore politico, che si sono succeduti in oltre dieci anni passati. Numerose sono state anche le proposte ed iniziative che si riteneva dovevano essere intraprese. Tutto è stato inutile! Allo stato in cui è giunto ora il San Timoteo, con la funzione, quasi esclusiva, di smistare i pazienti bisognosi in altri presidi ospedalieri, anche di altre regioni, era stato in più occasioni da noi previsto e annunciato. Da semplice Comitato civico, senza ruoli istituzionali e altri sistemi capaci di poter incidere, altro non si poteva fare. Oggi come in altre occasioni è stato già dichiarato, dobbiamo registrare solo il fallimento del nostro operato in nove anni di attività civica. In questo fallimento però siamo in ottima compagnia con l’intera classe dirigente, politica e amministrativa che nei lustri passati hanno rivestito e occupati ruoli nelle varie istituzioni territoriali.
Allo stato dell’arte, come ho preannunciato ieri sera nell’incontro pubblico sulla sanità e sul San Timoteo, al Comitato non resta di valutare la proposta di invitare i cittadini elettori tutti, a riconsegnare i certificati elettorali ai Prefetti del Molise, chiedendo di intercedere presso il Governo nazionale, che rappresentano, di emanare anche per il Molise un decreto specifico sulla sanità come fatto per la regione Calabria, che già ne sta beneficiando con i primi risultati, al punto che assumeranno per il tempo necessario ad espletare i concorsi circa 500 medici Cubani. Questa proposta il Comitato la estenderà a tutte le associazioni, comitati, forze sociale, ma soprattutto ai cittadini che la condividano e pensano di poter contribuire alla giusta causa: tutelare il diritto alla salute, come dettato dalla Costituzione Italiana all’articolo 32».