Da amico e collega, pur in un momento così triste come un funerale, siamo stati lieti che a salutare per l’ultima volta il 50enne Mimmo Farina (Domenico all’anagrafe) ci siano state tante persone, rappresentanti a vario titolo delle fasi salienti della sua vita. Una esistenza martoriata soprattutto nell’ultima dozzina d’anni, quella contrassegnata dalla dialisi, ma anche altri vicissitudini, fino all’epilogo, quell’atroce schianto contro il camion del 13 maggio scorso, che ne ha determinato l’infausta sorte. Giornalista, avvocato, dedito al volontariato, all’attività politica, rigorosamente nella sinistra radicale, creatore del cineclub Kimera e di rassegne importanti per la città, era a suo modo, un modo sui generis, un punto di riferimento. Questo è emerso ieri, alla chiesa di Sant’Antonio, durante la celebrazione delle esequie, sull’altare don Timoteo Limongi, non di fede politica dissimile dalla sua, come è emerso durante la santa messa, e don Costantino Di Pietrantonio, parroco di Santa Croce di Magliano. Gli ultimi 5 mesi sono stati vissuti nell’agonia di una condizione estrema, a cui era costretto all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, a cui era giunto dopo il primo trasporto all’ospedale San Timoteo e il trasferimento d’urgenza al Neuromed di Pozzilli, dopo lo schianto avvenuto nel primo pomeriggio di quel maledetto giorno, in sella alla sua bici, proprio mentre andava a fare la dialisi, e l’autoarticolato in via Elba, per cui è indagato l’autista con l’accusa di omicidio stradale. Tante davvero le persone, per lui carattere schivo ma risoluto nei valori e nelle scelte, che hanno gremito la chiesa centralissima di via Sannitica. Partendo dalla casa funeraria Bavota, in via dei Roveri, dove era arrivato venerdì mattina, il feretro di Domenico Farina è giunto sul sagrato della chiesa accompagnato dal fratello Corrado e dalla sua famiglia. C’erano il presidente dell’ordine forense Oreste Campopiano, la capogruppo della Rete della Sinistra Marcella Stumpo e Pasquale Sisto, segretario di Rifondazione in Molise, solo tre ne citiamo, ma molti altri hanno e hanno avuto ruoli in diversi ambiti. Non mancavano infatti esponenti del mondo culturale e del volontariato, settori a cui ha dato moltissimo.
La messa si aperta con le parole di Sant’Agostino che ci dice “Signore ci hai fatto per te. Il nostro cuore inquieto non riposa in te”. «È arrivato il momento del riposo, sapendo che come Gesù anche lui ha scelto la via della debolezza. La sofferenza della sua vita con la dialisi ma la via della debolezza è per esprimere la vicinanza all’umanità. Quella che lui si è sempre proposto di vivere. Domenica 9 ottobre ho ricevuto la notizia della morte di Mimmo. E come faccio solitamente mi sono messo a sfogliare la Parola di Dio che riguardava quella nuova settimana. Se ci fosse stato anche lui con me, avrebbe gradito quella Parola di Dio, perché faceva parte del suo spirito, della sua cultura. Quando ci si scagliava contro i Farisei, Gesù diceva “Guai a voi Farisei” perché trasgrediscono la giustizia. Lui aveva una sensibilità particolare per la giustizia. E ancora guai ai Farisei perché preferiscono gli onori al servizio. E guai ai dottori della legge che rendono la vita religiosa intollerabile. Mentre Gesù si avvicina agli altri. “Venite a me voi tutti che siete affaticati, oppressi e Io vi darò sollievo”. Cuore significa dire amore. Amore che trionfa nella debolezza. Amore che trionfa nella sofferenza, perché Dio è là dove si prega come Gesù in croce. “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Dio è lì come quando si perdona come Gesù sulla croce.
Pensando a Mimmo, non posso far altro che dire che anche i giusti sono colpiti dalla sofferenza. Ma non è questa la volontà di Dio. Dio è per la vita, non per la morte. Dio è debole con chi soffre. “Non finirò in un nulla”, le parole di Dio a Giobbe mi piace pensarle per Mimmo. Le sue idee, la vita, i suoi esempi, la sua testimonianza gli devono dare la certezza che creavano in questo mondo tanti dubbi, che Gesù verrà e ci salverà. Ci salverà. 5 mesi. 5 mesi di sofferenza. Non so se fatti nella lucidità. Perché se fatti nella lucidità dovevano fare ancora più male, perché in quella incapacità di muoversi avvertiva l’inutilità di fare quello che prima faceva. E lo faceva con amore. Non si può rimanere schiavi della sofferenza per tanto tempo. Così abbiamo visto una persona cara che si è separata definitivamente da noi e, io penso che per tanti irrompono i ricordi. I ricordi dei rapporti di amicizia belli e di collaborazione. Questo è avvenuto dopo che ho comunicato con il padre e la madre e poi ho dovuto accompagnarli ma non pensavo di dover accompagnare anche lui così presto.
Ci messaggiavamo spesso. Mi scriveva “Caro don, il 24 gennaio è l’anniversario di mamma. Vuoi celebrare la messa per ricordarla? Se te lo scordi altro che 9° cerchio”. Lui voleva dirmi, mi fido di te non tradirmi. Non ci siamo mai traditi. Mi chiamava Che Guevara. Ecco, con delicatezza era capace di chiedere e ascoltare i suggerimenti ma dava tanto aiuto nel suo modo di essere. Io l’ho conosciuto, stimato e ci siamo confrontati. Non lo consegniamo al nulla ma al cuore di Dio con la certezza che l’amore di Dio non muore mai. L’amore vince la morte». Due i contributi esterni, come Gino Fantetti e Maria Luciani, che ne ha ricordato l’impegno gratuito nelle lezioni di cinema all’Università delle Tre età. «Di te mi resterà una foto», ha ribadito Gino. «Il ricordo dei corsisti. Il grande amore, la sua modestia, la sua gentilezza. I giorni dell’uomo sono come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca». «Affidiamo la breve esistenza di Mimmo. Il germe di vita eterna ricevuto nel battesimo fiorisca ora pienamente nel Padre che nei cieli. A noi che soffriamo per questo distacco non venga meno la speranza che un giorno ci ritroveremo ancora insieme. Ora vai tranquillo Mimmo. Con la certezza che anche i compagni vanno in paradiso. Saluta tutti quanti quelli che ti hanno preceduto», le parole di commiato di don Timoteo Limongi.
Emanuele Bracone