«Il problema più grande che percepisce la gente comune sulla propria pelle è quello della salute». Può sembrare pleonastico, ma quanto affermato lunedì sera nel Consiglio comunale sul Pos 2022-2024 a Termoli dal primo firmatario dell’ordine del giorno, tra i capigruppo di maggioranza, Vincenzo Sabella, è uno sfogo di chi ha visto – come poi detto in aula – un suo conoscente, Rinaldo Di Silvio, morire da solo sulla barella del Pronto soccorso. Toni duri quelli usati da Sabella, ma altrettanto chiara è stata la consapevolezza che sul diritto alla salute non si fa propaganda. E’ stato questo l’atteggiamento, responsabile, di centrodestra e opposizione, che dopo aver evidenziato le proprie ragioni nei sei interventi complessivi (tre per parte) animati in assise civica, dopo i 5 contributi esterni di comitati, consiglieri regionali e parlamentare, nella conferenza dei capigruppo riunita dal presidente Annibale Ciarniello, hanno trovato la sintesi. Certo, chi chiedeva il ritiro, come la maggioranza, chi la sospensione, come motivato dall’ex sindaco Angelo Sbrocca, che ha rimarcato le responsabilità politiche di livello regionale, ma anche la massima importanza che questo documento, il Pos, riveste nell’economia organizzativa della sanità pubblica molisana. Ad arringare i presenti, in platea anche il comitato Molisanità L 113, oltre quelli che sono intervenuti, come Rete della Sinistra (nel duplice ruolo) e “San Timoteo”, anche Daniela Decaro, Marcella Stumpo, Michele Marone e Alberto Montano. Una discussione ferma nelle convinzioni, ma senza trascendere su toni da battaglia. Chi si aspettava la ressa sarà rimasto deluso, ma alla fine dei conti, nell’assistere durante la pausa che ha permesso ai capogruppo di trovare l’unione d’intenti, è stato significativo vedere quanto fosse il piglio del confronto, ma su dati e leggi, del consigliere regionale pentastellato Andrea Greco, sindaco, Nicola Felice e altri esponenti presenti in via Sannitica. Il Molise del presente si gioca il proprio futuro e in questa ottica è intervenuta l’integrazione con modifica che ha permesso di approvare all’unanimità un dispositivo (24 su 24 presenti al voto) con cui di fatto rientrare nel solco di quanto già chiesto dall’assemblea di Palazzo D’Aimmo giusto la settimana prima. Tornati in aula, dopo la sospensione e la conferenza dei vertici politici consiliari, Ciarniello ha subito illustrato cosa fosse accaduto e ha lasciato la parola al sindaco, per l’ultimo intervento prima della votazione: «La politica sa anche fare un passo indietro, quando si parla dell’interesse della collettività la sanità non ha colori politici favorevole alla votazione di questo ordine del giorno, ma finalmente io ho già detto in precedenza questo è un argomento sul quale non ho mai indietreggiato come sindaco perché rappresento la comunità di Termoli e come cittadino perché sono un fruitore della sanità e mi dispiace vedere l’ospedale di Termoli in passato sanità attrattiva e capace non smetto mai di ringraziare gli operatori sanitari lavorare in situazioni di difficoltà sono turni massacranti c’è tanto da ristrutturare per ripartire». Così, sdoganata questa crasi istituzionale, Ciarniello ha letto il nuovo testo. «Chiedere al presidente la sospensione del Pos 2022-2024 al fine di evitare la procedura di illegittimità della procedura; di richiedere agli organi competenti il rovesciamento del paradigma dell’accordo del 2007 sul pareggio del bilancio passando al paradigma del diritto alla salute con lo stanziamento di un fondo aggiuntivo per l’impegno economico a ristrutturare la sanità molisana ripristinando tutti i reparti precedentemente esistenti o soppressi; di riequilibrare il peso delle strutture private nella gestione sanitaria rivedendo il funzionamento degli extra budget; garantire nell’eventuale fase di attuazione la tutela delle esigenze finanziarie della Regione Molise; all’immediata attivazione di un tavolo tecnico comunale con i rappresentanti delle parti sociali e categoria per la concertazione di un nuovo Pos; interessare la delegazione parlamentare e la conferenza dei servizi». Sul suo intervento di lunedì sera in aula è tornato anche Vittorino Facciolla, che con Andrea Greco e Costanzo Della Porta ha condiviso l’ospitata esterna: «Ecco perché questo Pos non ci convince, va riscritto con gli stakeholder». Attualmente abbiamo un solo strumento per tentare la modifica di un POS che non ci piace – spiega il Consigliere regionale – ed è quello di avanzare osservazioni che speriamo vengano recepite. Va da sé che in questa situazione la qualità delle osservazioni è fondamentale perché verranno valutate dal tavolo tecnico. Ecco perché è importante entrare nel merito: questo Pos non ci piace perché di fatto smantella la rete dell’emergenza-urgenza su due ospedali spoke di Termoli e di Isernia, trasferendo le competenze delle azioni salvavita alle 16 postazioni del 118 che in Molise non solo hanno a disposizione solo la metà dei medici che dovrebbero avere ma inoltre queste postazioni non sono attrezzate in maniera adeguata ovvero con strumentazioni pari a quella che dovrebbe avere un ospedale. La scelta di smantellare la rete dell’emergenza urgenza cozza anche con quanto previsto nel medesimo Pos laddove lo stesso conferma l’ospedale unico regionale, ovvero con un hub a Campobasso e due spoke a Termoli ed Isernia, e non già un solo ospedale ovvero quello di Campobasso; la differenza è sostanziale, ospedale unico non è un solo ospedale ma bensì significa un solo ospedale che eroga i medesimi servizi. Non ci convince inoltre il Pos nella parte in cui sempre in relazione alla rete dell’emergenza-urgenza si affida alla cura di strutture molto distanti dalla regione: non è possibile pensare che, ad esempio, un ictus emorragico debba essere trattato a Napoli. In questo senso riteniamo centrale e non derogabile la scelta politica di un investimento su una sanità pubblica e di qualità, ma affermiamo anche la complementarità di quella privata se utile alla migliore offerta sanitaria o alle migliori cure per i cittadini molisani. Non ci convince il Pos nella parte in cui non prevede un investimento vero per la medicina territoriale, non ci convince perché delle 13 Case della Salute nulla sappiamo, sia per quanto riguarda i servizi che dovranno espletare, sia riguardo al personale che dovrà essere assegnato loro. Non è possibile che ancora oggi non ancora si determina quali e quante saranno a bassa, media e alta intensità di cure, così come non ci convince per nulla che le uniche somme a disposizione per la medicina territoriale sono i 50 milioni di euro straordinari che vengono dal Pnrrr con distrazione invece di 90 milioni di euro che avrebbero dovuto gravare proprio sul Pos e che dovevano servire a far partire realmente la medicina territoriale e a dare un adeguato respiro organizzativo alla telemedicina e al telesoccorso. Da ultimo non ci convince la circostanza che i due ospedali spoke di Isernia e Termoli debbano conservare solo 4 specialistiche: anestesia, medicina, chirurgia e ortopedia. Non solo perché ciò significa depauperare l’offerta sanitaria ma anche perché ciò comporta un incredibile aumento della mobilità passiva ovvero migliaia di molisani che vanno a curarsi fuori regione e che per la regione comportano un costo, se vogliamo, anche maggiore. Queste le ragioni per le quali abbiamo avanzato formali osservazioni nella speranza che possano essere accolte. Al presidente commissario alla Sanità Toma e al tavolo tecnico chiediamo di rivalutare le scelte contenute nel POS o accogliendo le nostre osservazioni o, meglio ancora, tornando a riscrivere l’intero documento insieme al partenariato e agli stakeholder».

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.