Otto anni sulla cosiddetta graticola giudiziaria, coinvolti in una inchiesta di portata internazionale, ma che alla fine, bontà loro, ha portato all’assoluzione. Peripezie giudiziarie quelle subite da una grossa azienda del territorio, la Fratelli Grimaldi, che opera dal basso Molise in diversi mercati, e che ha visto rinviati a giudizio i due amministratori. Ora, con l’opera difensiva dell’avvocato termolese Luigi Coscia, il tribunale di Pesaro ha dichiarato che il fatto non sussiste. L’arringa finale è avvenuta lo scorso 2 dicembre. L’indagine era iniziata nel marzo del 2013 con intercettazioni telefoniche e quant’altro che riguardava 23 indagati persone fisiche e ben sei società. Alla Fratelli Grimaldi è stato notificato originariamente un sequestro per oltre due milioni e quattrocentomila euro riguardanti gli immobili, poi dissequestrati. Scattate anche misure cautelari personali, poiché a Rossano Grimaldi è stata applicata anche la misura degli arresti domiciliari per 5 mesi da gennaio 2014 a maggio 2014. L’indagine quindi ha riguardato una presunta associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità operante, a dire dall’accusa, sia nel territorio italiano che in paesi europei ed extra europei (Moldavia, Ucraina, Transistria ecc). «Il processo è durato quasi otto anni con la udienza preliminare di rinvio a giudizio nel 2016 e il dibattimento iniziato nel 2019, con udienze di una due a settimana fino a quella finale del 16 dicembre scorso – ha ricapitolato l’avvocato Luigi Coscia – in cui sono stati ascoltati numerosi testi dell’accusa, finanzieri di polizia giudiziaria, funzionari ministeriali della antifrode, consulenti in materia agronomica di spessore universitario ecc. e così anche per quel che riguarda la difesa dei Grimaldi, con testi a discarico, consulenti contabili e agrari. In sostanza la contrapposizione tra la Pubblica accusa e le difese è stata incardinata tra una visione di un progetto criminale internazionale per l’importazione di cereali bio-contraffatti e un progetto di investimento posto in essere lecitamente da imprenditori della Romagna (Romagna International di Forlì e la Agroidea con sede in Transistria) e del Molise (Grimaldi) per l’importazione di cereali». In conclusione, la Procura di Pesaro in tutti questi anni di indagine e di dibattimento non è riuscita a dimostrare l’illecito progetto mentre le difese hanno dimostrato che non vi è stato nessun sodalizio criminale ma soltanto la messa in atto, attraverso leciti investimenti, di un progetto imprenditoriale per la importazione regolare di cereali, le cui transazioni hanno seguito i canali e i controlli ufficiali previsti nel settore dell’agricoltura “bio” da parte della normativa nazionale e comunitaria. Da qui la sentenza di venerdì 16 dicembre del Tribunale Collegiale di Pesaro, che ha dichiarato ex art. 530, secondo comma del codice di procedura penale, l’assoluzione di tutti i 23 imputati e dei sei Enti (imputati ai sensi del D.lvo 231/2001 per responsabilità amministrativa), perché il fatto non sussiste a fronte di una richiesta di condanna della Procura di Pesaro per tutti i reati contestati per un totale di circa 100 anni, che hanno destato ulteriore clamore nell’opinione pubblica. Al di là del dato meramente processuale, resta la vicenda umana dei due imprenditori bassomolisani, per questo lasso di tempo vissuto nell’incertezza, pur consapevoli della propria posizione di regolarità nelle importazioni cerealicole, in special modo per chi, come Rossano Grimaldi, venne privato della libertà personale per 5 mesi. «Il mio cliente ha subito un notevole discredito e pregiudizio alla propria immagine (anche di quella della F.lli Grimaldi snc) e persino ricadute familiari, in considerazione dell’ambiente molto piccolo in cui operavano ed operano come imprenditori del settore cerealicolo. Va certamente restituita dignità ed onore a delle persone ingiustamente accusate e stigmatizzate anche nella loro attività imprenditoriale che si tramanda da generazioni».