Tiene banco la vertenza anestesisti all’ospedale San Timoteo. In città esplode anche la polemica politica, anche se nelle ultime ore l’Asrem pare correre ai ripari, coi rianimatori dei nosocomi di Campobasso e Isernia chiamati a turni sporadici nel mese di febbraio all’ospedale San Timoteo di Termoli, senza compromettere l’attività già programmata, per venire incontro all’emergenza organizzativa dettata dalla carenza degli anestesisti. Turni in orario ordinario, effettuando gli spostamenti in missione, con mezzi propri e relativo rimborso delle spese di viaggio. Polemica politica, dicevamo, che viene sollevata dalla Rete della Sinistra, come gruppo consiliare ed entità territoriale, per Marcella Stumpo e i compagni: ultima chiamata per il San Timoteo. «Dal nostro ospedale si levano disperate richieste di aiuto, e nessuno risponde: la politica tace, l’Asrem non fa più neanche finta di prendere in considerazione i cittadini del Basso Molise e, cosa ancora più grave, la popolazione sembra indifferente al proprio stesso destino in tema di diritto alla salute. Quasi considerasse ineluttabile l’emigrazione in altre regioni per sopravvivere.
E’ di ieri la notizia della cancellazione delle operazioni chirurgiche programmate, con la probabile impossibilità (stante la disponibilità di soli 4 anestesisti) di effettuare anche tutte quelle salvavita che dovessero rendersi necessarie; e questa non è che l’ultima tessera di un puzzle disperante, che fotografa la situazione attuale del San Timoteo, un tempo in grado di tutelare a 360 gradi e con punte di vera eccellenza la salute dei 100.000 abitanti del Basso Molise, e di offrire aiuto a non pochi tra quelli di Puglia e Abruzzo.
Proviamo a ricostruire il quadro odierno: reparto di ortopedia sotto organico, e bloccato nella parte operatoria come quello di chirurgia dalla carenza di anestesisti; reparto di Pediatria: 3 medici reparto di Neonatologia: non sono presenti specialisti;: anestesisti: 4 medici. Erano 15 solo 10-15 anni fa; psichiatria: 3 medici, dimezzato il personale; centro di Salute mentale: vicino alla chiusura per mancanza di infermieri; ginecologia: in procinto di perdere, dopo il dirigente facente funzioni, anche altri due medici. Per avere ben chiara la situazione attuale occorre prendere in considerazione altri due fattori: i bandi di concorso nella sanità continuano perversamente ad essere emanati dall’Asrem quasi solo a tempo determinato, con conseguente scarsissima adesione; e contemporaneamente non si provvede a ripristinare i primari nei reparti. Il risultato è uno solo: precarietà, insicurezza, scarsissima attrattività, impossibilità di garantire pieno accesso a cure di buon livello.
Aggiungiamo l’idea balzana di rateizzare su 30 anni il debito sanitario, e avremo la tempesta perfetta: costi per i cittadini, commissariamento infinito e blocco delle assunzioni.
Cosa aspetta la politica ad intervenire? Dove sono le istituzioni, da quelle cittadine a quelle regionali? C’è in regione qualcuno che abbia il coraggio di agire in difesa del diritto alla salute?
Come Rete della Sinistra stigmatizziamo duramente l’assenza di reazioni da parte dei decisori, che confermano evidentemente di aver deciso la morte definitiva del nostro ospedale e della sanità pubblica tutta; esprimiamo tutta la nostra vicinanza e il nostro sostegno a tutto il personale sanitario costretto a lavorare in condizioni non più sopportabili.
Ma soprattutto chiediamo ai cittadini molisani di svegliarsi da questo torpore fatto di rassegnazione e di indifferenza, e di far sentire la propria voce. L’unico modo di difendere i propri diritti è quello di partecipare, rendersi protagonisti, rifiutare di considerare inevitabili scelte che sono invece frutto di una precisa, scellerata volontà: smantellare il sistema sanitario pubblico. Impediamolo!».