Il comitato San Timoteo, col presidente Nicola Felice e gli altri componenti del direttivo, rilanciano anche dopo l’affaire Rianimazione l’esigenza di adottare il cosiddetto “Decreto Molise”, ma stavolta lo fanno mandando un chiaro messaggio alla cittadinanza, che deve scuotersi e muoversi. Questo il senso della conferenza stampa di ieri mattina. Una grande manifestazione popolare che detti l’agenda sulle scelte da compiere, ma scevra da strumentalizzazioni di carattere politico-elettorale. Insomma, idee chiare, quelle espresse nella sala parrocchiale omonima, in via Pepe. «L’ospedale San Timoteo ha raggiunto un livello comatoso. Tutti i reparti presentano criticità: pronto soccorso, chirurgia, ortopedia, ginecologia sono veramente in uno stato penoso. Ultima notizia triste riguarda la rianimazione. C’è un provvedimento in atto per carenza di anestesisti che da 7 sono diventati 4 e, non riescono più a garantire i turni. Il commissario ad acta, su richiesta del direttore Evelina Gollo, emanerà un decreto di sospensione temporanea, entro un mese, verranno assunti 3 anestesisti e ci sono altri 10 che dovranno dare la disponibilità. Cosa succede se c’è qualche urgenza? È la valanga che giunge sul San Timoteo. Perché si sa che la valanga nasce da piccole cose. Noi continueremo a chiedere di conservare i reparti normali e ottenere il decreto Molise. È un decreto indispensabile. Saremo zelanti, soprattutto in questo periodo. Soprattutto con i nostri parlamentari che ci hanno promesso che avrebbero fatto approvare il decreto Molise. Non basta una voce singola. Chiediamo al presidente della giunta regionale, un atto deliberativo indirizzata al Governo chiedendo fortemente il decreto Molise e chiediamo ai sindaci di farsi promotori di un incontro con i Prefetti. Anche i cittadini devono fare la loro parte. Deve essere fatta una manifestazione di massa, chiediamo l’aiuto di tutti, indistintamente. La grave criticità di questi anni registrata nella Sanità, che la pandemia da Covid ha solo acutizzato, è stata generata principalmente dalle norme che hanno indotto il blocco delle assunzioni del personale sanitario nel comparto pubblico, oltre a definanziamenti nel corso degli ultimi anni, creando una crisi di sistema ancora oggi difficile da superare. Ha molto inciso in negativo il blocco del tetto alla spesa per il personale dipendente, fissato, dal Patto per la Salute 2010-2012 e ancora oggi vigente, alla spesa dell’anno 2004 diminuita dell’1,4%. Ciò non ha consentito l’adeguamento delle piante organiche necessarie e previste dalle programmazioni regionali di UOC, UOS, e Servizi in relazione ai fabbisogni reali della popolazione. Obbligo che, per le regioni in Piano di rientro, viene periodicamente verificato dal famigerato Tavolo Tecnico Interministeriale composto da dirigenti del Ministero della Salute e del Ministero di Economia e Finanze. Per la regione Molise tutto questo è ulteriormente aggravato essendo, appunto, in Piano di rientro, per il debito accumulato negli anni, e soprattutto Commissariata da circa 14 anni (dal 2009) dal Governo nazionale. Il Consiglio regionale è stato, e lo è ancora oggi, esautorato dalla Programmazione Sanitaria Regionale, demandata ad un Commissario e da un sub Commissario: oggi nelle persone del Presidente della regione dottor Donato Toma e del dottor Marco Bonamico, nominati dal Governo centrale. Purtroppo ancora oggi il Molise, con la Calabria, resta ancora una regione commissariata. In questo lungo periodo nessun Commissario, sia tecnico che politico, ha raggiunto l’efficientamento del SSR e neanche una riduzione della spesa, nonostante i pesanti tagli praticati agli investimenti e soprattutto la riduzione di personale. È indiscutibile lo stato comatoso in cui versa il nostro servizio sanitario regionale come pure il fallimento del sistema di Commissariamento ormai riconosciuto e acclarato da più parti. Come pure è indiscutibile che da alcuni lustri una “mannaia” si abbatte principalmente sul basso Molise con le solo strutture pubbliche presenti sempre più in sofferenza per carenza di personale a causa del blocco del turn over, oltre alla decurtazione dei posti letto, l’eliminazione anche di interi reparti, e riconversione dell’ospedale “Vietri” di Larino in Casa della Salute prima e oggi ospedale di Comunità. A questo si aggiunge che l’Asrem da anni piuttosto che indire i concorsi per la nomina dei nuovi primari di reparti andati in quiescenza, ha preferito affidare la gestione dei reparti a dei facenti funzione, e per altre figure professionali ricorrere a contratti a tempo determinato, nonché massicciamente aggiuntive, facendo crescere spesa, stress e disagi al personale ancora in servizio. Nel pronto soccorso i medici sono 8; di questi 2 sono venezuelani con contratto a tempo determinato. Detti medici oltre al Pronto soccorso, garantiscono anche la medicina d’urgenza con 8 posti letto contro 5 previsti. Da rilevare che per il solo Pronto soccorso per garantire la turnazione necessitano 16 medici specialisti. In definitiva considerando anche la medicina d’urgenza mancano 11 medici. In Cardiologia ci sono 6 medici turnisti ed uno specializzando. Ad aprile andranno in pensione 2 specialisti; resteranno solo 5 turnisti con l’impossibilità di garantire H24 mentre in chirurgia ci sono 6 medici chirurghi. Le ferriste sono solo 7 (di cui 1 in malattia seria che abbandonerà il servizio) e altre 2 prossime alla pensione, decisamente insufficienti. Restando solo con solo 5 ferriste, non sarà possibile garantire il necessario servizio nel blocco operatorio che annovera ben 6 specialità: chirurgia, ortopedia, ginecologia, otorino, oculistica, urologia. Solo due sono gli ortopedici di cui 1 venezuelano sessantenne. Numero di medici assolutamente insufficiente. Per la ginecologia ci sono 8 Ginecologi di cui 1 da domani primo aprile è dimesso. Restano in 7 di cui 1 attualmente in maternità, ne restano solo 6. Chiaramente insufficienti e si garantisce il servizio con sacrifici, oltre a ridurre le possibilità di sperare di poter conservare in deroga, su richiesta da inoltrare al Tavolo Tecnico Interministeriale, il Punto nascite». Ma cosa chiede il comitato? «In sintesi, si ritiene che per il solo ospedale San Timoteo per tornare a garantire un servizio efficiente occorrono in aggiunta all’attuale personale sanitario in servizio circa altre 60 unità (medici, infermieri, tecnici, Oss). Il Comitato San Timoteo propone di chiedere, tutti insieme, l’approvazione del “Fabbisogno di personale sanitario”, e l’immediata pubblicazione dei bandi di concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di personale sanitario; per i Primari di tutti i reparti esistenti al San Timoteo, attualmente guidati da dirigenti facente funzioni in: Ortopedia, Ginecologia, Chirurgia, Cardiologia, Pronto Soccorso, e altri ancora. Come richiesta primaria al Consiglio dei Ministri ritiene l’urgente emanazione del “Decreto Molise” simile, nelle dovute proporzioni, a quello emanato per la Regione Calabria. Questo importante risultato ci consentirà di uscire dal piano di rientro e dal Commissariamento e di riportare la programmazione sanitaria al Consiglio regionale deputato al compito. Nel raggiungere questo obiettivo non si salva la testa o la poltrona di qualcuno, si salva il Molise e i Molisani! Pertanto questa iniziativa deve essere supportata dall’intera classe dirigente e politica regionale, senza distinzione di colore, ruolo e appartenenza di partito. Richiameremo, in ogni occasione, i parlamentari eletti al Parlamento per il Molise a mantenere fede all’impegno assunto nella scorsa campagna elettorale nel proporre al nuovo Governo l’emanazione del citato “Decreto Molise” per dare soluzione alle criticità del servizio sanitario regionale. Per tale scopo il Comitato propone e chiede inoltre: al Presidente della regione Toma l’approvazione di un atto della Giunta regionale, indirizzato al Governo centrale con indicazioni delle criticità del servizio sanitario regionale e esplicita richiesta del famigerato “Decreto Molise”; ai sindaci, in primis dei Comuni del basso Molise, di chiedere un incontro con i Prefetti, rappresentanti del Governo sul territorio, del Molise, con la partecipazione della delegazione Parlamentare Molisana, dei rappresentanti di Comitati, Associazioni, delle forze sociali e di categoria del settore sanità. Non è più tempo di delegare agli altri! Ora occorre la voce e la forza di ognuno. Necessitano manifestazioni con la partecipazione di tutti i cittadini, in primis di Termoli e del basso Molise, delle associazioni, comitati, ordini professionali, forze sociali e di categorie (principalmente quelle del settore sanità). Pronti a prendere iniziative eclatanti!»

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