Indagini a tutto campo e senza trascurare alcun dettaglio. La Polizia di Stato è intenzionata a lanciare un chiaro segnale, quanto avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì tra via Madonna delle Grazie e via Asia, a Termoli, non deve più accadere. Una sparatoria in città, in luoghi residenziali, dove abitano tante persone, dove ne passano altrettante, specie d’estate. Gli inquirenti del commissariato di via Cina e gli agenti della squadra mobile della questura hanno provveduto nelle ultime ore a interrogare i componenti delle due bande rom, ma non solo loro, anche chi gravita attorno, per capire gli scenari che hanno portato al fattaccio. Interrogatori eseguiti sia in questura che in commissariato, così come sono state promosse diverse perquisizioni domiciliari, a carico di tutti i soggetti coinvolti. La Polizia è in contatto stretto con la Procura di Larino, a cui è pervenuta già una informativa, e non si escludono sviluppi nelle prossime ore, di natura cautelare ovviamente. Oltre alla pistola già rivenuta sul luogo della sparatoria, se ne cerca una seconda, verosimilmente quella compatibile coi bossoli trovati a terra. Negli interrogatori, i due gruppi avrebbero scaricato ciascuno sull’altro la responsabilità della zuffa armata, che ha visto anche colpi con mazze da baseball andare a segno su auto e persone, i due feriti, infatti, sono i genitori di uno dei ragazzi, colpiti al volto e di striscio, proprio con mazza e proiettile. Adulti che hanno poi rifiutato il ricovero, dopo essersi fatti medicare al Pronto soccorso dell’ospedale San Timoteo. Ma destano impressione le scene da Far-West. Una Beretta calibro 9 l’arma che viene cercata in modo quasi ossessivo. Sparatoria confermata anche da alcuni testimoni che dopo il clamore mediatico sono usciti allo scoperto, che hanno ammesso di aver udito gli spari. Ma perché è avvenuta? Dalla morte di un capostipite è saltata il precario equilibrio e allora è partita la contesa sul controllo del territorio, molto probabilmente legato allo spaccio di droga.

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