Un corteo silenzioso, quello che ha condotto dall’abitazione nel cuore del quartiere Sant’Alfonso, ieri pomeriggio, l’urna contenente le ceneri del 40enne Davide Macciocco. Due mesi dopo il suo compleanno ha scelto di non soffrire più, nella sua condizione di tetraplegico, in cui si è trovato per le conseguenze di un drammatico e sfortunato incidente avvenuto all’età di 20 anni, per via di un tuffo. Lo scorso 15 settembre con una lettera di commiato da tutti ha commosso Termoli, il Molise, l’Italia: aprendo di nuovo il dibattito sul fine vita. A distanza di poco più di due settimane, l’urna è stata riportata dalla famiglia dalla clinica Dignitas di Zurigo e ne è stato celebrato l’ultimo saluto, alla chiesa del Crocifisso, con rito cattolico. Nei giorni scorsi il vescovo Gianfranco De Luca, che aveva scritto un documento in merito alla scelta di Davide, ha incontrato la famiglia. Ieri, invece, messa e benedizione li ha officiati il parroco del Crocifisso, don Elio Moretti, coadiuvati come concelebrante da don Costantino Di Pietrantonio. Don Elio, che ha ammesso come negli ultimi anni vicende come pandemia e salite anche del prelato stesso, hanno un po’ rarefatto il contatto con Davide, ma il ricordo è vivo e saldo nella mente di tutti, come nella sua. Ha chiesto di non aggiungere parole a quelle pronunciate dallo stesso Davide, attraverso la sua lettera di saluto, lasciando al verbo del Vangelo e alla parola di Dio il compito di innalzare lo spirito del ragazzo al cielo. Don Elio ha anche voluto ridestare le figure di coloro che la sofferenza hanno scelto di viverla, come San Francesco, papa Giovanni XXIII e Raffaella Benzi, sulle cui gesta si è soffermato molto. «Ho letto la lettera di Davide, e lui ha detto tante cose a cui non c’è nulla da aggiungere in più.
Per i politici direi che vanno incalzati, pungolati affinché facciano leggi per una vita dignitosa, non per morire ma per vivere con dignità. Che aiutino il più possibile a vivere con dignità. Perché la vita è un diritto, una legge contro il fine vita sarebbe troppo comoda per togliersi di mezzo. Siamo qui per ricordarci che nella vita c’è anche la malattia, e le persone vanno sostenute fino in fondo.
Non giudichiamo e rimaniamo in rispettoso silenzio davanti a questa scelta che possiamo non condividere. Gesù lo ha già accolto tra le sue braccia.
Preghiamo con tutto il cuore e ricordiamoci di Davide come un giovane solare. Porteremo nel cuore il suo sorriso e il suo desiderio di vita piena. Non abbandoniamo chi ha bisogno, doniamo un sorriso, una carezza, la nostra presenza. Signore Gesù aiutaci, non far mancare la pace ai genitori di Davide, alla famiglia, agli amici. A Dio Davide, a Dio affidiamo la tua anima», questa l’essenza della sua omelia. Una funzione religiosa vissuta dalla moltitudine di presenti, tanta gente in piedi e file gremite, nella riflessione, nel dolore, nella commozione e nell’abbraccio alla famiglia di Davide, ai genitori e al fratello soprattutto, seduti in prima fila dinanzi a quell’urna che ha sancito la dipartita terrena del loro caro. Altrettanto emozionante il tributo esterno, quello sfuggito all’appello del parroco, lo striscione “Buon viaggio guerriero”, enorme, esposto dagli amici, la lettera accorata, dell’amico del cuore Italo Carmosino, letta da un’altra ragazza, che ha raccontato Davide più di ogni altra situazione, la canzone di Vasco “I Soliti”, con cui l’urna è stata accompagnata fuori dalla chiesa, mentre palloncini bianchi sono stati liberati nel cielo, come l’anima dello stesso ragazzo, in un applauso scrosciante. Buon viaggio guerriero.
Emanuele Bracone