Del “Modello Riace” se n’è parlato spesso come un unicum nel panorama dell’accoglienza in Italia. Il nodo immigrati resta tutt’altro che risolto, ma «La sentenza emessa mercoledì scorso dalla Corte d’Appello del Tribunale di Reggio Calabria riporta luce nel tunnel di buio e ingiustizia che aveva ingoiato negli ultimi anni la vita di Mimmo Lucano». Lo affermano con evidente soddisfazione Marcella Stumpo, consigliera e capogruppo della Rete della Sinistra-Termoli Bene Comune, e gli attivisti della componente radicale, da sempre sostenitori dell’ex primo cittadino, che ha guidato la realtà locale calabrese per 15 anni, dal 2004 al 2019.
«Il crollo totale dell’indegno castello accusatorio costruito per distruggere l’esperienza di Riace, insopportabile per chi sul razzismo e sull’allarme invasione etnica ha basato i propri programmi elettorali, ci restituisce finalmente una verità fondamentale quanto semplice: non si può essere condannati per solidarietà, né additati come epitome di criminalità perché si è coraggiosamente scelto di restare umani.
Noi di Termoli Bene Comune-Rete della Sinistra vogliamo oggi gridare la gioia e il sollievo che riempiono in queste ore il cuore di tanti, e così come scendemmo subito in piazza con un presidio di vicinanza a Mimmo dopo la prima aberrante condanna, allo stesso modo sentiamo di dover ribadire chiaramente oggi che c’era e c’è un solo posto dove stare, ora più che mai: dalla parte di quest’uomo coraggioso che ha saputo dare vita ad un modello di accoglienza studiato in tutto il mondo, che per fortuna continua ad operare e che dovrebbe essere reiterato ovunque, specie nel nostro spopolato Molise dove i paesini muoiono nel silenzio dell’emigrazione e dell’invecchiamento.
Piccoli numeri di migranti nelle migliaia di piccoli paesi italiani, in modo che l’integrazione sociale e lavorativa sia facilitata, come è già successo e continua a succedere anche in Molise con il sistema Sprar: questa l’unica strada possibile e di buonsenso per gestire questo tema complesso che questo governo, e altri prima di lui, non sanno né vogliono affrontare.
Certo, prima bisogna capire una volta per tutte che le grandi migrazioni per guerra, fame, povertà, discriminazione, diritto ad una vita migliore non sono cancellabili, e che fantomatici blocchi navali, fili spinati, muri non le fermeranno mai.
Possiamo e dobbiamo solo gestirle. Con umanità, buon senso, anche rigore; certo non con scopo di lucro, prigioni, razzismo, strutture enormi che fatalmente si trasformano in lager.
Con la semplicità e la naturalezza con cui le ha gestite Mimmo, al quale auguriamo con affetto buon cammino lungo la strada impervia e bellissima che ha scelto. Sulla quale tanti italiani, come noi, sono fieri di accompagnarlo».

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