A nulla sono valsi gli appelli delle associazioni di categoria ittiche italiane. Approvato il testo dell’Accordo politico sulla revisione del Regolamento controlli nel settore della pesca. La votazione si è tenuta ieri pomeriggio in plenaria del Parlamento europeo e il nuovo regolamento è stato approvato dagli europarlamentari con 438 voti a favore, 146 voti contro, 40 astenuti. Un testo che prevede l’obbligo di installazione delle telecamere a bordo per i pescherecci di lunghezza superiore a 18 metri che presentano un rischio elevato di non conformità all’obbligo di sbarco. «Questa è la fine dello strascico e della piccola pesca, con questo regolamento si considera tutti i pescatori dei criminali», ha tuonato Domenico Guidotti, della Federcoopesca Molise. L’Alleanza delle Cooperative ha rimarcato come «A Strasburgo va in scena la presunzione di colpevolezza per la pesca europea. Grazie ai parlamentari europei italiani che si sono tuttavia opposti a questo nuovo giro di vite. Ill Parlamento europeo ha sancito con il suo voto a maggioranza che la pesca europea non può essere gestita puntando sulla sensibilità e responsabilità dei pescatori professionali, ma solo considerandoli presunti colpevoli e quindi rendendoli sorvegliati speciali, attraverso un regolamento-mostro burocratico complesso e di difficile applicazione. È un giorno triste per la pesca europea, che ringrazia tutti gli europarlamentari che hanno voluto fino in fondo sostenere le sue ragioni non votando a favore. Questo il commento carico di disappunto su uno degli atti conclusivi di un lavoro durato anni e che penalizzerà oltremodo, ed ingiustamente, i pescatori». «Seppure il testo preveda la possibilità di utilizzare strumenti di controllo diversi dalle telecamere – commenta con rammarico la direttrice di Federpesca, Francesca Biondo – o che la possibilità di identificare singole persone nel materiale video registrato debba essere limitata e che la registrazione delle telecamere dovrebbe essere consentita solo in relazione agli attrezzi e alle parti delle navi in cui i prodotti della pesca vengono portati a bordo, manipolati e immagazzinati, è assolutamente innegabile come tale previsione sia lesiva della dignità di questo settore e dei diritti dei lavoratori a bordo». In questi anni Federpesca ha più volte espresso la propria contrarietà all’impostazione di questo Regolamento, anche attraverso la presentazione di diversi emendamenti di modifica. «Gli sforzi di miglioramento del testo non hanno tuttavia evitato un’impostazione che mostra come le voci dei pescatori, seppur forti e numerose, non siano state ascoltate», ha concluso Biondo. Per Federpesca questo approccio «presume la colpevolezza degli operatori della pesca. Una misura che non ha precedenti in nessun altro settore produttivo e che compromette la dignità di una categoria di lavoratori che già tanti sacrifici ha dovuto affrontare in questi anni».

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