Ogni giro elettorale amministrativo in città pone tra i suoi interrogativi cosa farà l’avvocato Oreste Campopiano. L’eterno ragazzo della politica termolese, già assessore e presidente del Consiglio, sfortunato candidato sindaco nel 2006, dove il centrodestra non riuscì a coagularsi in modo vincente attorno alla sua figura. Archiviato l’incarico da presidente dell’Ordine degli avvocati, anche se conserva un ruolo prestigioso in sede di Cnf, l’esponente che non fa mistero di dichiararsi ancora socialista, seppure nelle pieghe della storia e degli ideali, più che dell’attuale humus, guarda con preoccupazione alla prossima scadenza elettorale, pensieri che mette nero su bianco in questa intervista.
Definita la fase del rinnovo del Consiglio regionale, si guarda già da tempo alle prossime elezioni del 2024, europee e amministrative che vedono interessati tra gli altri i Comuni di Campobasso e Termoli.
«L’attuale contesto economico particolarmente delicato e fragile impone alla Politica di trovare soluzioni adeguate ed urgenti. I nuovi equilibri che si vanno consolidando in Europa, condizioneranno certamente anche le prossime elezioni continentali».
Lei ritiene che questo delicato contesto, possa incidere anche sulle scelte amministrative locali?
«I fenomeni economici e sociali così vasti hanno indubbie ricadute sulle previsioni di spesa e su quelle di crescita. Non a caso gli indicatori economici sono stati rivisti al ribasso per il 2024 e oggi oltre il 63% delle famiglie – secondo Eurostat – stenta ad arrivare a fine mese».
Per il Molise e per Termoli in particolare cosa immagina?
«Le recenti elezioni hanno riconsegnato la Regione alla stessa maggioranza che ha governato nel precedente quinquennio. Che ci siano difficoltà nella gestione dei conti pubblici mi sembra un dato difficilmente discutibile visto che siamo a fine novembre e, non solo non è stato ancora approvato il bilancio per l’anno in corso, ma è stata rivista ancora una volta al rialzo l’addizionale Irpef che colpisce tutti i cittadini».
E a Termoli?
«Credo che Termoli si trovi ad un bivio della sua storia: o unisce le energie residue non solo economiche, ma anche culturali per cambiare passo o, spiace dirlo, non riuscirà a riprendere quel ruolo di traino di cui l’intera Regione ha assolutamente bisogno».
Cosa intende nello specifico?
«Termoli è una realtà che per ragioni geografiche è interessata dalle grandi vie di comunicazione: ha un nucleo industriale ben infrastrutturato; un porto marittimo con concrete possibilità di ulteriore sviluppo, ha una buona classe imprenditoriale anche nel settore turistico e tante potenzialità, sebbene in gran parte inespresse, per la scarsa attenzione delle istituzioni pubbliche. E poi c’è il fatto nuovo, che riguarda il Molise e il mezzogiorno d’Italia, costituito dalla Zes unica. Utilizzare al meglio questo strumento significherebbe attrarre e disporre di risorse economiche cospicue per investimenti sul territorio nei singoli settori, dall’industria al turismo, alle infrastrutture, ai servizi etc. Ma è evidente che la città dovrà essere pronta a raccogliere questa sfida che impone capacità e progettualità e quindi diventa preliminare la questione delle energie umane disponibili e costruire una classe dirigente di ampie vedute e di grande autorevolezza».
Chi a suo giudizio dovrebbe raccogliere questa sfida.
«Avverto una volontà di partecipazione che non deve essere ignorata perché la democrazia è essenzialmente partecipazione. Quindi il primo sforzo da compiere, per i Partiti, le Associazioni, le categorie i professionisti, dovrà essere quello di riavvicinare la gente alle Istituzioni e riportarla al voto. Del resto le elezioni comunali sono le più vicine agli interessi quotidiani della comunità e dovrebbe essere più agevole riuscire a riaccendere gli entusiasmi. Cosa fare? A mio giudizio avere il coraggio della verità, evitare i grandi proclami o le promesse che non possono essere assolte. Avere idee programmatiche, che siano possibili e determinate da condividere con le categorie sociali della Città, aprendosi alla opinione pubblica utilizzando i mezzi disponibili in un serio e partecipato dibattito».
Lei sarà della partita?
«Se ci sarà quel cambio di passo cui ho accennato prima non farei certamente mancare il mio sostegno. Dobbiamo però superare la logica della ordinarietà e dimostrare capacità di disegnare un presente ed un futuro per questo territorio che consenta ai nostri figli di restare qui dove sono nati e di avere occasioni concrete di investire a Termoli le loro energie intellettuali ed il loro futuro».

Emanuele Bracone

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