Prende sempre più corpo l’ipotesi che il povero clochard arso vivo nel tragico rogo di mercoledì scorso a Pozzo Dolce sia il 30enne Nicolai, uno dei romeni senza fissa dimora che gravitavano attorno alla chiesa di Sant’Antonio. Sull’età anagrafica della vittima si era espresso anche il parroco, don Timoteo Limongi, nella messa di domenica scorsa. I volontari dell’associazione City Angels hanno confermato come altri ragazzi siano stati ricontattati e solo lui, Nicolai, manca all’appello. Ma per avere il crisma dell’ufficialità occorrerà attendere anche l’esito degli accertamenti irripetibili di natura medico-legale. Per questo, su disposizione della Procura di Larino, che ha delegato all’indagine la squadra mobile della questura di Campobasso, è stata trasferita ieri all’obitorio dell’ospedale di Chieti la salma del senza fissa dimora. Questa mattina, per mano del professor D’Ovidio, viene effettuata l’autopsia, ed è previsto il rientro in giornata nell’obitorio dell’ospedale ‘San Timoteo’ della città adriatica. Intanto, procedono gli accertamenti degli uomini del Niat, Nucleo investigativo antincendio dei Vigili del Fuoco, sull’origine del rogo che ha bruciato la struttura in legno di Pozzo Dolce. La Polizia di Stato è al lavoro per risalire ad altri testimoni di quanto accaduto la sera del 29 novembre, quando si è sviluppato l’incendio.

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