«A rischio l’ultimo lembo verde in via Magellano e gli edifici soprastanti». L’opposizione, o per lo meno parte di essa, riconducibile ai gruppi consiliari Rete della Sinistra-Termoli Bene Comune e Termoli 2024, nelle persone di Marcella Stumpo, Daniela Decaro e Antonio Bovio, dicono no all’insediamento edilizio che vorrebbe realizzare 24 appartamenti in via Magellano, nel costone che guarda al lungomare Nord Cristoforo Colombo. Battaglia politica contro la cementificazione ulteriore nel cuore dell’offerta turistica cittadina.
«Il 26/10/2023 è stata indetta la conferenza di servizi decisoria per autorizzare o negare il permesso per realizzare un complesso residenziale con 24 appartamenti ed una superficie complessiva di 1.893 mq, che dovrebbe sorgere nell’ultimo lembo non ancora cementificato in Via Magellano, in un’area che da piano regolatore è destinata a verde pubblico. Da progetto, l’edificio è elevato parte a tre piani fuori terra e parte a quattro, in modo che la copertura sia al livello del piano del colle di Santa Lucia. Per costruirlo, si vuole sbancare la scarpata del colle fin sotto i condomini che si trovano sul piano. La parete posteriore del complesso residenziale avrebbe il compito di impedire frane e smottamenti del colle. L’immobile disporrebbe di 15 posti auto lungo Via Magellano, con accesso diretto alla strada. Noi ci opponiamo a questo progetto, che rappresenterebbe l’ennesimo sfregio paesaggistico e urbanistico, in una zona di Termoli già fin troppo cementificata e deturpata, benché si affacci sulla spiaggia principale. I motivi del nostro dissenso, oltre alla tutela del paesaggio, li abbiamo esposti nella lettera di osservazioni che abbiamo inviato all’Amministrazione comunale e, per conoscenza, agli altri soggetti che partecipano alla conferenza di servizi, che dovrebbe concludersi il 27 dicembre. La demolizione del costone rappresenterebbe una mutilazione permanente che metterebbe a rischio la stabilità del colle. Nella relazione paesaggistica si dice che «Tutta l’area si presenta in forte pendenza verso il mare ed è costituita da un terreno di tipo sabbioso»; ciò nonostante, non è stata eseguita alcuna analisi geologica del sito, né sono stati specificati i parametri tecnici per la realizzazione della parete posteriore del complesso residenziale, che dovrebbe evitare smottamenti e frane del colle. I 15 accessi veicolari diretti su Via Magellano comporterebbero rischi per la sicurezza stradale, visto che si inseriscono su un tratto stradale in discesa, subito dopo una galleria artificiale.
Irricevibile è anche l’istanza per ottenere il titolo abilitativo all’edificazione. La società che ha avanzato l’istanza, invece di chiedere il permesso di costruire o la SCIA alternativa al permesso di costruire, ha presentato una domanda di variante in corso d’opera del permesso di costruire ottenuto il 6 dicembre 2022 per un altro immobile in un’area a meno di 250 metri da Via Magellano, richiamando gli articoli 2 e 3 della legge regionale 30/2009.
L’istanza è irricevibile. La sentenza della Corte costituzionale n. 163 del 19/04/2023 ha decretato la decadenza della legge regionale 30/2009 dal 1° gennaio 2023 e quindi non può essere più invocata. Anche a prescindere dalla decadenza della LR 30/2009, le varianti in corso d’opera possono essere richieste se non sono “essenziali”, cioè se non riguardano un organismo edilizio del tutto diverso da quello per il quale è stato rilasciato il permesso di costruire, mentre i due fabbricati – quello che ottenuto il permesso di costruire e quello che si vorrebbe edificare in Via Magellano – non hanno nessun rapporto tra di loro, né funzionale, né costruttivo, né architettonico. Il terreno dove dovrebbe sorgere il nuovo complesso immobiliare è destinato a verde pubblico; inoltre, esso è di proprietà di un’altra società, e non basta che questa abbia dato il consenso alla presentazione dell’istanza, se non si definiscono preliminarmente i rapporti contrattuali intercorrenti tra le due società. Desta meraviglia che il Settore III del Comune di Termoli, competente per materia, non abbia respinto come irricevibile nella forma ed inaccettabile nei contenuti l’istanza presentata. È ora di finirla con amministrazioni comunali che ai costruttori concedono tutto, anche l’impossibile».

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