Molise, Italia, Europa. Il grido di dolore dei coltivatori, che vedono non solo la terra in sofferenza, ma in bilico le prospettive di un settore cardine per la vita di tutti, è stato rilanciato ieri mattina e per tutto il pomeriggio sulla costa adriatica, da Termoli e sin quasi sul confine con l’Abruzzo. Attraversando via Martiri della Resistenza, partendo da piazza Donatori di Sangue, percorrendo via del Mare e quindi il lungomare Nord fino alla statale 16, decine e decine di trattori, scortati da Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili urbani, hanno paralizzato il traffico, con l’arteria chiusa nelle direzioni di marcia. Hanno testimoniato lo sconforto di coltivare i loro fondi per arricchire chi alla fine della catena commerciale vende a prezzi centuplicati prodotti che loro a fatica riescono a portare sul mercato, nemmeno coprendo le spese e a questo, si aggiunge il caro gasolio, il caro fertilizzanti, col corollario delle scelte comunitarie definite assurde. Ma di questioni locali ne sovvengono anche altre, i problemi per l’irrigazione e i costi esorbitanti sostenuti attraverso il Consorzio di Bonifica. Uniti per l’Agricoltura non arretra di un passo, ed è encomiabile e significativa la presenza di un baby agricoltore col suo trattore giocattolo che ha aperto il corteo, manifestazione che i contadini intendono non mollare e puntano sulla capitale, oltre che i loro colleghi che hanno animato la kermesse sanremese. Il giovane imprenditore Angelo, impegnato nel coordinare insieme alle forze dell’ordine un nuovo corteo, ha scambiato solo qualche battuta con la stampa, è ha ribadito che «la nostra rivendicazione continua con il corteo che sta per partire. Sabato e domenica saremo nuovamente a Termoli in piazza Donatori di sangue, con il nostro presidio fisso e continueremo a prescindere e ad oltranza per le ragioni che abbiamo già detto, in particolare contro questa politica agraria comunitaria che sta danneggiando, non poco, il nostro settore e con la richiesta alla politica regionale di aprire un confronto per realizzare interventi di estrema urgenza che riguardano la sopravvivenza delle nostre aziende. Aziende che registrano da diverso tempo un notevole stato di sofferenza». «Noi ci stiamo dando da fare per portare avanti la nostra protesta. Mettono delle regole per non coltivare i nostri campi. Paragonare una stalla a un’azienda metalmeccanica oppure a un’acciaieria per me non va bene, per nessun motivo, per questo andiamo avanti, ma vediamo di arrivare a un risultato perché senza risultato non andiamo da nessuna parte, ci sta una crisi pazzesca, gli agricoltori non hanno più niente, manifesteremo fino alla fine fino all’ultima stilla di energia», le parole di Antonio Potalivo.
Per Lidio Marcucci, «Abbiamo perso proprio ogni tipo di stimolo a lavorare in campagna e non abbiamo più margini. Non abbiamo più sostenibilità per avere un reddito giusto e avere una giusta dignità del nostro lavoro. Noi vogliamo soltanto più attenzione, non vogliamo essere schiavi del sistema che ormai ci ha portato in questa situazione. coi costi di produzione arrivati alle stelle, le materie prime triplicate, non abbiamo valorizzato il nostro prodotto e le associazioni non ci hanno mai rappresentato».

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