C’è chi preferirebbe altri nomi a quello di Joe Mileti, come candidato sindaco del centrosinistra e non ci riferiamo soltanto ai dissidenti o a chi non era nel tavolo a sei gambe della coalizione progressista. «L’appello che arriva dalle forze civiche di centrosinistra di Termoli non può e non deve essere ignorato. Il campo progressista può essere definito tale solo se antepone un programma di riforme innovativo per il progresso della città, appunto, ai nomi. Nomi che, oltretutto, devono avere una loro coerenza con la storia politica delle forze di coalizione». Si esprime così il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Angelo Primiani. «Il timore, invece, è che questo non stia avvenendo in vista delle prossime elezioni amministrative, e che si commetta così un errore che il centrosinistra potrebbe pagare a caro prezzo nel confronto con la destra. L’invito accorato che mi sento di fare, ancor di più dopo il risultato in Sardegna e convinto che il dialogo e il confronto siano alla base della costruzione di un percorso efficace, è di riconsiderare le posizioni assunte di recente, quindi coinvolgere i civici nella discussione e concordare un progetto credibile, solido, chiaro e che rispecchi i valori di tutte le forze disposte a scendere in campo. Gli stessi principi che gli elettori si aspettano di vedere espressi all’interno dell’assise cittadina. La logica dei nomi calati dall’alto rischia invece di comprimere eccessivamente il dibattito politico, svuotandolo di contenuti e di temi. A maggior ragione se quei nomi non hanno una coerenza intrinseca con i partiti disposti a sostenerli. E se il campo progressista vuole davvero offrire un’alternativa seria ai termolesi, dovrebbe innanzitutto valorizzare le risorse che ha al suo interno, chi nelle istituzioni si è fatto le ossa e continua a investire energie e competenze per la collettività». Evidente un rinvenimento tra le righe a una ipotesi che riguarda la sua ex collega a Palazzo D’Aimmo Patrizia Manzo, che sarebbe vista con favore anche dalla coalizione civica. Pur fuori da un perimetro definito, la pensa così anche l’avvocato Vincenzo Iacovino, tornato nel ruolo di battitore libero: «Le autocandidature e la candidature imposte non sono espressione di scelte politiche trasparenti e democratiche. Le elezioni regionali della Sardegna dicono basta a furbi e furbetti che impongono candidature per continuare a fare interessi di bottega! Per invertire rotta in questo Molise serve un progetto politico serio e candidature condivise. Il degrado, la corruzione, gli abusi, gli abusivi e i lobbisti, si combattono con scelte libere, coraggiose, partecipate e trasparenti che portano ad individuare le persone più adatte ad amministrare il territorio per il superiore interesse collettivo e il bene comune».